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Biodiversità marina: l’Europa ne protegge gli equilibri

(Rinnovabili.it) – Il Marine Board europeo ha pubblicato un documento che illustra la scienza del futuro intitolato Biodiversità marina: un percorso scientifico per l’Europa” nel quale viene riconosciuto l’impegno europeo e i progressi fatti nella conoscenza della biodiversità marina.

E’ proprio negli oceani che risiede il 95% dello spazio abitabile del nostro pianeta, che ospita infinite specie animali e vegetali che contribuiscono alla sopravvivenza e al benessere della popolazione umana. La vita marina però è al momento in una situazione difficile, sovrasfruttata dalla pesca, minacciata dai traffici marittimi e inquinata dall’attività antropica che provoca l’acidificazione delle acque.

 

Nel corso degli studi i ricercatori e gli esperti europei hanno cercato di raccogliere, in maniera più dettagliata possibile, le specie animali e vegetali che abitano il mare intorno all’Europa identificando oltre 33.000 specie, 760 delle quali all’inizio del XXI secolo.

A livello mondiale invece le specie identificate sono circa 240mila ma le stime indicano la presenza di un numero di specie compreso tra 700mila e 2,2 milioni ad esclusione dei batteri.

“Negli ultimi 10 anni sono state avviate molte buone iniziative per la biodiversità e abbiamo fatto molti progressi, ma siamo ancora lontani da una comprensione completa della biodiversità marina, come sta cambiando e quali sono le implicazioni di questi cambiamenti per la società umana” ha commentato dott. Kostas Nittis, direttore del Marine Board europeo, cercando di spiegare come mai sia così importante un documento politico che contenga le reali proporzioni della vita marina.

“La ricerca e l’osservazione della biodiversità sono imperative, non solo per spiegare quello che osserviamo oggi, ma per capire come la biodiversità cambierà in futuro in conseguenza della pressione naturale e umana,” ha detto l’autore principale, il professor Carlo Heip dell’Istituto reale dei Paesi Bassi per la ricerca marina (NIOZ). “Questo richiede un buon livello scientifico, una forte collaborazione europea, sistemi di osservazione migliori, infrastrutture di ricerca avanzate ed efficaci interfaccia scienza-politica.”

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