In tutto sarebbero 16 su 76 i siti minerari di proprietà di BHP Billiton a rischio strutturale
(Rinnovabili.it) – BHP Billiton, la più grande compagnia mineraria al mondo, ha pubblicato un report in cui segnala l’altissimo rischio di crollo per 5 dighe a coda di sua proprietà e il conseguente stato di allarme per l’ambiente e le persone stanziate in prossimità dei siti d’estrazione.
L’annuncio arriva a pochi mesi dalla tragedia che ha coinvolto la miniera di Brumadinho, in Brasile, di proprietà della società Vale SA, in cui restarono uccise oltre 300 persone: i continui report sullo stato di rischio delle dighe a coda condotti dagli osservatori internazionali e dalla stessa compagnia brasiliana, hanno spinto anche BHP Billiton ad effettuare un’indagine sulle proprie strutture. Il report segnala il rischio strutturale per 16 delle 76 dighe a coda di proprietà della BHP, di cui 5 contrassegnate come a “estremo rischio”. Quattro dei siti sotto osservazione si trovano in Australia, mentre il quinto è negli Stati Uniti.
Le dighe a coda sono bacini artificiale realizzati in prossimità dei siti d’estrazione in cui vengono sversati fango e materiale di risulta dell’attività estrattiva, comprese acque contaminate dagli agenti chimici necessari alla separazione dei metalli estratti). L’alto livello di tossicità e i volumi di fango stoccati nelle dighe a coda rappresentano un doppio rischio per l’ambiente e per le comunità (in gran parte composte dai minatori e dalle loro famiglie) che vivono a ridosso delle miniere.
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La classificazione di rischio utilizzata dalla BHP nel proprio report indica come “rischio estremo” la situazione che porterebbe, qualora si verificasse, la morte di almeno 100 persone e danni rilevanti sia a livello economico che ambiente.
Già nel 2015, BHP Billiton e Vale SA, dovettero affrontare le conseguenze del crollo della diga di Samarco che costò la vita a 19 operai, all’epoca in comproprietà tra le due società: dopo un contenzioso legale durato 3 anni, BHP Billiton e Vale SA patteggiarono con le autorità dello Stato di Minas Gerais, un risarcimento di 5,3 miliardi di dollari.