Le barriere coralline che nascono nelle fasce subtropicali potrebbero avere difficoltà a sostenere la complessa biodiversità dei siti equatoriali
(Rinnovabili.it) – Le barriere coralline crescono sempre meno vicino all’equatore e sempre più sulle scogliere dei mari subtropicali: lo dimostra uno studio di lungo periodo portato avanti da un team di 17 istituzioni di ricerca internazionali secondo cui il numero di coralli “giovani” presenti nelle aree equatoriali è diminuito dell’85% negli ultimi 40 anni, mentre è raddoppiato nelle fasce subtropicali.
“Il cambiamento climatico sta modificando la distribuzione delle barriere coralline, alla stessa maniera di come sta modificando quella di molte altre specie marine – ha commentato la dottoressa Nichole Price, ricercatrice del Bigelow Laboratory for Ocean Sciences e principale autrice dello studio pubblicato sulla rivista Marine Ecology Progress – L’evidenza di questo trend è impressionante, ma ancora non sappiamo se le nuove barriere saranno in grado di sostenere l’incredibile biodiversità dei sistemi tropicali”.
Le larve di corallo vengono trasportate a grande distanza dai luoghi d’origini grazie alle correnti marine: quando trovano un terreno favorevole, le larve s’impiantano e cominciano lentamente a crescere formando nuove barriere coralline. Secondo gli autori della ricerca, l’eccessivo surriscaldamento delle acque equatoriali limiterebbe la nascita di nuovi coralli, mentre al contrario l’aumento delle temperature dei mari subtropicali costituirebbe una delle condizioni essenziali allo sviluppo delle formazioni coralline.
Gli studiosi hanno raccolto campioni corallini da barriere formatesi intorno ai 35° di latitudine sia a nord che a sud dell’equatore: la distribuzione delle neoformazioni è risultata praticamente speculare, a dimostrazione che il trend prescinde dalla peculiarità di specifici siti. La mappa realizzata dai ricercatori ha individuato le zone in cui si stanno formando o è molto probabile che si formeranno nuove barriere coralline così da poter progettare programmi di studio, tutela e valorizzazione turistica.
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L’habitat delle barriere coralline deve il suo funzionamento a una complessa interazione di specie diverse, tuttavia, attualmente, non è chiaro quali altre varietà, come le alghe coralline che facilitano la sopravvivenza delle vulnerabili larve di corallo, si stiano espandendo anche in nuove aree o in che modo i giovani coralli riescano a crescere in assenza di quella flora marina che ne determina il successo nei mari caldi intorno all’equatore.
Il dubbio sulla capacità dei nuovi coralli di sopravvivere a latitudini tanto distanti da quelle d’origine resta aperto: “I cambiamenti che stiamo osservando negli ecosistemi della barriera corallina sono sconvolgenti – ha aggiunto Price – Dobbiamo lavorare duramente per documentare il funzionamento di questi sistemi e capire cosa possiamo fare per salvarli prima che sia troppo tardi”.
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