(Rinnovabili.it) – Il Parlamento europeo ha respinto a larga maggioranza una mozione per bandire le trivelle dall’Artico. “La regione artica è particolarmente vulnerabile. Se la distruggiamo usando le sue risorse in modo non sostenibile, non solo distruggeremo una regione unica, ma accelereremo anche i cambiamenti climatici e inquineremo una fonte di acqua pulita. Gli effetti sugli stock globali della pesca sarebbero inoltre catastrofici”, ha spiegato l’eurodeputato finlandese Sirpa Pietikainen (PPE), che ha presentato la mozione insieme al collega dell’Estonia Urmas Paet (ALDE).
La proposta è stata bocciata con 414 voti contro e solo 180 a favore. Oltre a puntare sul bando delle trivelle e a sottolineare l’impellenza di un fenomeno come quello dello scioglimento dei ghiacci artici, ridotti di circa il 40% negli ultimi tre decenni, la mozione impegnava poi l’UE a rispettare i diritti fondamentali dei 4 milioni di abitanti indigeni delle zone artiche, così come la flora e la fauna dell’area. E non mancavano considerazioni di carattere geopolitico: “Il nostro obiettivo principale è di mantenere basse le tensioni nella regione e prevenirne la militarizzazione”. Dal 2015 infatti la Russia ha riaperto almeno 6 basi militari a nord del circolo polare artico, che comprendono 6 porti di acque profonde e 13 aeroporti, mentre la Cina è sempre più presente nell’area con interessi sulle risorse e l’apertura di rotte commerciali. Dall’altro lato dell’Artico la situazione è diversa: pochi mesi fa gli Usa hanno approvato una moratoria perenne alle trivelle, che coinvolge anche il Canada.
È invece stata approvata dal PE una versione diversa della mozione: una sola parola in più, ma essenziale per tutelare gli interessi energetici di molti paesi del Nord Europa. La nuova mozione, approvata con 483 sì, 100 no e 37 astensioni, restringe il campo di applicazione del bando: non più a tutto l’Artico, ma solo alle sue acque “ghiacciate” (icy waters). In altri termini, via libera alle piattaforme offshore, no all’esplorazione delle risorse nascoste sotto la calotta artica. Risorse che, secondo alcune stime, dovrebbero contenere, tra petrolio e gas, più idrocarburi di quanti ne possiede l’Arabia Saudita, primo produttore mondiale.
Una modifica, quella delle icy waters, fortemente voluta dalla Norvegia (che non è membro UE ma intrattiene rapporti ad altissimi livelli e su un fronte variegato di interessi con Bruxelles). Non più tardi di lunedì, infatti, Oslo ha annunciato un piano di apertura all’esplorazione di un numero record di blocchi nel mare di Barents (ben 93), e 9 altri blocchi nel mar di Norvegia. La gran parte dei primi è localizzata più vicino al Polo dei giacimenti più settentrionali mai scoperti da Oslo. L’intenzione quindi è chiara: nonostante le mosse altalenanti e i dubbi sulla fattibilità e la sostenibilità economica dello sfruttamento dei bacini idrocarburici delle regioni artiche, il paese scandinavo non intende affatto rinunciarvi.