Rinnovabili • bandiere verdi Rinnovabili • bandiere verdi

Carovana delle Alpi, Legambiente assegna le Bandiere Verdi e Nere 2020

Crescono le buone pratiche innovative nelle aree montane ma anche quelle scelte progettuali con un impatto negativo sull’ambiente. Il bilancio nel report di Legambiente

bandiere verdi
Foto di preenasundersingh da Pixabay

(Rinnovabili.it) – La prima piattaforma per trovare manodopera agricola in modo rapido e trasparente. Un gregge di capre giardiniere per recuperare terreni demaniali abbandonati. Esperienze didattiche innovative per portare la robotica nelle classi elementari. Percorsi lenti adottati come stile di vita da intere comunità. Arte contemporanea rigenerazione urbana e accoglienza diffusa contro lo spopolamento di valli e borghi fantasma. Questi sono solo alcuni dei progetti avviati nelle regioni alpine italiane e premiati da Legambiente con le sue celebri Bandiere Verdi.

A raccontare queste storie è oggi il nuovo rapporto Carovana delle Alpi 2020, documento che si fa strada tra buone pratiche ed esperienze dannose. Sì perché l’associazione assegna specifici vessilli – le Bandiere Nere – anche a quelle attività distintisi in negativo in tema di sostenibilità.

Leggi anche Ghiacciai Alpini: come proteggere le nevi del Presena

Nel complesso, quest’anno le Bandiere Verdi sono cresciute. Legambiente ha premiato 19 pratiche innovative ed esperienze di qualità dei territori, due in più rispetto allo scorso anno. Tra queste c’è il bio-distretto Valle Camonica (BS), con il progetto “Coltivare Paesaggi Resilienti” che ha dato vita a una rete di piccoli produttori con forte connotazione comunitaria, e permesso il recupero di terreni abbandonati valorizzando la fertilità naturale del suolo e il consumo di prossimità; e consentendo anche a forni e mulini di tornare a vivere insieme al saporedei vecchi grani seminativi di media montagna. O l’esperienza del Comune di Pomaretto (TO) che ha recuperato vigneti di Ramiè e terrazzamenti per la coltivazione delle viti, tramite fondi derivanti da una quota delle bollette dell’acqua potabile. O, ancora, il progetto di Dolomiti Contemporanee (BL) che, grazie all’arte, ha riattivato spazi dismessi o inutilizzati, trasformandoli in luoghi di azione culturale.

Peccato che a crescere siano anche le Bandiere Nere (oggi 12, quattro in più rispetto al 2019) i vessilli che segnalano le lacerazioni del tessuto alpino. Come quella, ad esempio, assegnata alle Giunte regionali della Valle d’Aosta e amministrazioni comunali di Issogne e Champdepraz in carica negli anni 2014-2019 per avere autorizzato larealizzazione di una discarica per “rifiuti speciali non pericolosi” a due passi dal Parco Naturale del Mont Avic.

Leggi anche In Lombardia la prima comunità energetica rinnovabile alpina

“Come da tradizione, anche per il 2020 abbiamo individuato diverse buone pratiche di una montagna in cambiamento, stigmatizzando situazioni che continuano ad allarmare per i danni arrecati all’ambiente e allo sviluppo di territori che meriterebbero una gestione più in linea con le peculiarità dei luoghi, in un’ottica sostenibile dal punto di vista ambientale, socio-culturale, economico – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Purtroppo dobbiamo rilevare che, accanto alle Verdi, anche le Bandiere Nere quest’anno sono in crescita, esempio di inefficienze, trascuratezza e sciatterie nelle scelte politiche, ma anche d’incapacità nel produrre visioni al passo coi tempi”.

Nel complesso, le bandiere sono così distribuite: una Verde in Liguria; cinque Verdi e tre Nere in Piemonte; una Verde e una Nera in Valle d’Aosta; quattro Verdi e due Nere in Lombardia; due Verdi e due Nere in Trentino Alto Adige; due Verdi in Veneto; quattro Verdi e quattro Nere in Friuli Venezia Giulia.

Qui disponibile il rapporto completo.