(Rinnovabili.it) – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è preoccupato per la lentezza dei progressi nei negoziati sul clima. Ecco perché ieri ha esortato i governi ad accelerare il ritmo in vista della COP 21 di dicembre, durante la quale il mondo si attende la stipula di un nuovo accordo globale sul cambiamento climatico.
«Il ritmo dei negoziati UNFCCC è troppo lento – ha detto Ban Ki-moon durante un incontro delle Nazioni Unite – Stiamo procedendo a passo di lumaca».
Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha ripreso l’appello, sottolineando la necessità di nuovi sforzi per evitare il ripetersi dell’ignominia di Copenaghen 2009, quando la lobby del carbone fece leva sull’ignavia della politica e contribuì al fallimento della COP 19. Da allora, le questioni chiave sono tutte ancora sul tavolo.
I finanziamenti necessari ad aiutare le nazioni in via di sviluppo nel taglio delle emissioni e l’adattamento al cambiamento climatico sono un tema fondamentale che i Paesi ricchi si ostinano a non voler affrontare. Cercano garanzie per utilizzare quei fondi con un tornaconto economico, non per tirare fuori dalle secche (letteralmente, in taluni casi) le economie più piccole e meno attrezzate.
Il segretario ONU ha messo il dito nella piaga, dichiarando che «finanziamenti credibili per il clima credibile sono essenziali» per il successo dell’accordo di Parigi. Poi ha esortato i Paesi ricchi a dar seguito all’impegno di mobilitare 100 miliardi di dollari entro il 2020 al fine di sostenere i Paesi in via di sviluppo che lavorano per ridurre le emissioni e adattarsi ai nuovi standard di energia pulita.
La presa di posizione di Ban Ki-moon arriva subito dopo il summit di domenica tra Cina, Brasile, India e Sud Africa, dal quale è uscito un comunicato congiunto che suona come una tirata d’orecchie alle economie sviluppate. Mantenete le promesse sui finanziamenti per il clima, hanno chiesto.
Al momento non ci sono ancora neppure gli impegni interni di tutti i Paesi (i cosiddetti INDC’s – Intended Nationally Determined Contributions) per il taglio delle emissioni. Il segretario delle Nazioni Unite ha invitato chi manca all’appello a presentare «il più presto possibile» i piani d’azione nazionali per la riduzione delle emissioni. In particolare si attende con il fiato sospeso quello della Cina, emettitore numero uno al mondo. Per stemperare l’attesa, il premier Li Keqiang ha affidato alla stampa alcune dichiarazioni al termine di un incontro avuto a Parigi col presidente francese, Francois Hollande: «Le emissioni cinesi raggiungeranno il picco entro il 2030 ma lavoreremo duro per arrivare a questo obiettivo anche prima», ha assicurato.