Il governo di Ortega rilancia con un libro bianco la grande opera. Il canale del Nicaragua, 276 km tra due oceani, rischia di distruggere l'ambiente e sradicare 120 mila persone
Il canale del Nicaragua è uno dei progetti più impattanti del mondo
(Rinnovabili.it) – Con cinque mesi di ritardo, il governo di Daniel Ortega rende noto di aver rinnovato l’autorizzazione ambientale al consorzio cinese che dovrebbe costruire una delle più grandi opere dell’America latina: il canale del Nicaragua, una via commerciale di 276 km tra i due oceani vista come prossimo concorrente del canale di Panama.
La notizia è contenuta nel libro bianco del progetto, pubblicato ieri dal governo. Il rinnovo, infatti, ha seguito un’autorizzazione rilasciata il 5 novembre 2015 per un periodo di 18 mesi, terminato lo scorso aprile senza che i lavori fossero mai partiti. Nelle 75 pagine del documento, l’esecutivo sostiene la necessità della grande opera per «fare un salto in campo economico, sociale, ambientale e umano».
Tuttavia, mancano dettagli su come sarà finanziato il canale e la dozzina di sotto-progetti, tra cui un aeroporto, due porti, un oleodotto, una pista ferroviaria e due aree commerciali. La costruzione è stata decisa con la legge 840 , approvata dal Congresso del Nicaragua il 13 giugno 2013. Il costo complessivo previsto è di 50 miliardi di dollari.
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L’impresa è affidata alla società cinese HK Nicaragua Development Investment (HKND), che ha i diritti esclusivi per 50 anni, rinnovabili per altri 50. Nel 2014 è stata posata la prima pietra, con l’intenzione di aprire il canale nel 2020, ma poi tutto si è fermato. Secondo il libro bianco, redatto dalla società di consulenza britannica Environmental Resources Management (ERM), sono necessari studi supplementari prima di riavviare i lavori. Mancano infatti indagini geotecniche dettagliate e una mappatura del terreno lungo il tracciato del canale, di cui va competata la progettazione degli argini.
Il documento afferma che circa 30 mila persone dovranno lasciare le loro terre per fare spazio al canale del Nicaragua. Secondo Amnesty International, tuttavia, le stime sono troppo basse: ben 120 mila uomini e donne rischiano di perdere tutto, scrive l’associazione umanitaria, su una popolazione di quasi 6 milioni. I leader delle comunità locali e i difensori dei diritti umani, afferma Amnesty, sono stati minacciati e molestati. Oltre 90 manifestazioni di protesta organizzate in tutto il paese sono state brutalmente represse.
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Anche gli ambientalisti sono contrari alla grande opera, convinti che provocherà un disastro ambientale. Lo scavo, secondo un articolo apparso su Nature, distruggerà circa 400 mila ettari di foreste pluviali e zone umide, tagliando in due il lago Nicaragua, il più grande lago d’acqua dolce dell’America centrale e il secondo in assoluto dell’America latina con 8.600 km quadrati di superficie. Il bacino rappresenta la principale fonte idrica del paese e ospita diverse specie acquatiche animali e vegetali.
Sull’ambiente impatterà anche l’immensa opera di dragaggio necessaria per aumentare la profondità del lago Nicaragua (oggi di appena 15 metri) e consentire il passaggio di grandi navi da 400 mila tonnellate, capaci di trasportare 25 mila containers, il doppio del canale di Panama. La via d’acqua dovrebbe essere profonda 27,6 metri e larga 520, secondo le intenzioni di HKND.
Il canale del Nicaragua è visto dai cinesi come un investimento strategico: il dragone non ha mai fatto mistero di volersi espandere nella regione. Nel 2015 ha firmato una serie di accordi con i paesi dell’America latina che promettono di raddoppiare il commercio bilaterale a 500 miliardi di dollari entro dieci anni e di aumentare il volume totale degli investimenti da 85 a 250 miliardi. La Cina sta cercando buone relazioni con i paesi sudamericani per diversificare le sue fonti di energia, aprire nuovi mercati alle sue società di infrastrutture e allungare la sua ombra sull’emisfero occidentale.