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Per salvare il clima, stop nuove auto diesel e benzina entro il 2028

auto diesel e benzina

 

DRL mette una data di scadenza alle auto diesel e a benzina

(Rinnovabili.it) – Le vendite di auto diesel e a benzina in Europa dovranno gradualmente ridursi, fino a interrompersi del tutto, prima del 2030. Solo così il settore automobilistico darà una reale mano alla lotta contro il cambiamento climatico. Il suggerimento, che farà certo storcere il naso al mondo dell’automotive, arriva dal Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt (DLR), il centro aerospaziale tedesco. In uno studio commissionato da Greenpeace, i ricercatori dell’istituto hanno valutato in che modo il parco auto europeo debba svilupparsi per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi sul clima di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.

E sebbene molti produttori di veicoli abbiano già implementato piani per lo sviluppo e commercio di modelli più ecologici, ad oggi le possibilità di riuscita non giocano a nostrano favore. Secondo gli scienziati della DLR, attualmente abbiamo una probabilità del 50 per cento di rispettare il target del Paris Agreement. Gli ultimi scandali emissioni emersi in Europa, dal nuovo software fraudolento all’ipotesi di un cartello di produttori contro lo sviluppo di veicoli ecologici, confermano questa precarietà.

 

“Le emissioni auto di CO2 devono raggiungere il picco il più presto possibile”, ha dichiarato il prof. Horst Friedrich, direttore della DLR, durante un’intervista al quotidiano britannico Guardian. “Guardando al declino del bilancio del carbonio è fondamentale spingere i veicoli low emission sul mercato per rinnovare la flotta: prima è meglio è”.

Lo studio avverte che sarebbero necessarie “misure rigorose” per aumentare le probabilità di riuscire nella lotta climatica. Più precisamente l’ultimo veicolo con un motore a combustione interna dovrebbe essere venduto nel 2028, bandendo la circolazione di tutte le auto diesel e a benzina intorno al 2045. Stop anche ai nuovi ibridi plug-in entro il 2035.

“Sarebbe molto più facile mantenere un obiettivo 2°C perché c’è un budget più alto di carbonio e quindi più tempo per implementare le misure necessarie”, spiega Friedrich. “In teoria potrebbe fornirci fino a 10 anni di tempo in più per prepararci meglio alle trasformazioni necessarie”. Peccato che l’ultimo report dell’IPCC abbia chiarito quanto peserebbe in termini di danni ambientali, la semplice differenza di o,5°C (leggi anche ONU: il riscaldamento globale supererà +1,5°C nel 2040).

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