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(Rinnovabili.it) – Si chiamerà Australian Majority il partito che raccoglierà negazionisti del clima, scettici del riscaldamento globale e buona parte dell’industria fossile e inquinante dell’Australia. Per il momento esiste già un sito internet – am.org.au – e un logo: una fiamma rossa e blu che ricorda tanto il gas flaring, la combustione di gas che troneggia sugli impianti petroliferi.
Il nuovo schieramento è capitanato da Cory Bernardi, senatore dissidente del partito liberale al governo, che è stato in grado di far traballare la maggioranza sfidando il premier Turnbull, trascinandolo a elezioni anticipate e lasciandolo appeso ad un solo seggio in più delle opposizioni. Il motivo? Proprio per la sua contrarietà alle posizioni del premier sui cambiamenti climatici e sulla proposta di un sistema di mercato dei crediti di carbonio.
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Quella che potrebbe apparire come un normale sviluppo della vita democratica di un paese come l’Australia, se osservata più da vicino assomiglia piuttosto a un’iniziativa in grado di far deragliare definitivamente i lenti e faticosi progressi del paese nella transizione energetica e nella tutela dell’ambiente e della salute. Per il paese dei canguri, uno dei maggiori inquinatori mondiali e in vetta alla classifica per le emissioni di CO2 pro capite, che stenta a sganciarsi da un’economia profondamente legata al carbone e sembra disposto a sacrificare la Grande Barriera Corallina pur di non dare un dispiacere all’industria, non è affatto una buona notizia.
Bernardi non è da solo in questa avventura politica: la sua partner è Gina Rinehart, magnate australiana del settore minerario – soprattutto del ferro – a capo della Hancock. Un nome che forse non risveglia le coscienze come altri colossi, ma che è più che presente nel mercato mondiale delle risorse naturali: basti pensare che Rinehart è soprannominata la “Lady del Ferro” ed è stata incoronata da Forbes come la donna più ricca del mondo. Gli interessi economici che si celano dietro a questo partito hanno cifre a nove zeri: la Hancock sta cercando di aprire una nuova miniera di carbone nel Queensland da cui conta di estrarre 32 milioni di t l’anno. E questi nuovi capofila dei negazionisti del clima australiani potrebbero trovare appoggi oltreoceano: a novembre hanno incontrato Donald Trump e il suo team di transizione. Una simpatia, quella di Bernardi per il neo presidente Usa, mai nascosta: tra i suoi slogan figura “Make Australia Great Again”.