Le isole del Pacifico firmano la dichiarazione di Boe per ribadire l’impegno contro il climate change. Ma c’è chi accusa “il Paese che inizia per A” di aver indebolito il documento
Preoccupa l’apparente ambivalenza autraliana nella lotta climatica
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico è la più grande minaccia alla sicurezza del Pacifico e tutti i paesi devono rispettare i loro impegni previsti dall’Accordo sul clima di Parigi. È quanto hanno affermato ieri le 18 nazioni del Forum delle Isole del Pacifico, riunite sulla piccola isola di Nauru. Come si legge nel documento finale, la Boe Declaration – tutti i leader del Forum, Australia e Nuova Zelanda incluse, “riaffermano che il cambiamento climatico rappresenti la più grande minaccia per i mezzi di sussistenza, la sicurezza e il benessere dei popoli del Pacifico” promettendo di continuare a impegnarsi per far progredire il Paris Agreement. “I leader – si legge nel testo – ribadiscono l’importanza di un’azione immediata e urgente per combattere i cambiamenti climatici e […] invitano i Paesi, in particolare i grandi emettitori, ad attuare pienamente i loro […] obiettivi di mitigazione, anche attraverso lo sviluppo e il trasferimento di energie rinnovabili, in linea con i tempi concordati”. Un documento di intenti più che di azioni, ma in cui si prende una forte posizione nei confronti della lotta climatica, promettendo un impegno reale.
>>Leggi anche Rifugiati climatici, Tuvalu chiede all’Onu il riconoscimento giuridico<<
Ma quello che la relazione finale non dice è che non proprio tutti i governi partecipanti al Forum hanno davvero questa visione. Secondo quanto denunciato da Enele Sopoaga, primo ministro di Tuvalu (la piccola isola in prima linea nella lotta climatica), un paese “il cui nome inizia per A” avrebbe fatto pressione per modificare la Dichiarazione di Boe in alcuni passaggi chiave.
Il riferimento, neppure troppo velato, è all’Australia, unica a rispondere a tale descrizione. Secondo le indiscrezioni trapelate, i rappresentati di Canberra avrebbero fatto pressioni perche il testo menzionasse solo i leader delle isole tra coloro che chiedono oggi agli Stati Uniti di rientrare nell’Accordo di Parigi.
Per il presidente della nazione ospitante il Forum, Baron Waqa, questa forzatura non rende più debole la Dichiarazione finale. Ma l’apparente ambivalenza del governo australiano nei confronti della lotta climatica globale non può che innervosire i suoi vicini. In realtà non si tratta di una sorpresa: la linea politica assunta dall’Australia sul fronte energetico e gli ultimi interventi in sede delle COP sul climate change hanno sempre mostrato un governo nazionale restio ai grandi cambiamenti.
>>Leggi anche Energia: l’Australia fa peggio degli USA di Trump nel silenzio generale<<