Via libera dall’Autorità nazionale per la sicurezza e la gestione ambientale offshore del petrolio alle perforazioni a largo della Great Australian Bight. Le operazioni di Equinor cominceranno a fine 2020. Opposizione di scienziati e ambientalisti
Il Bight è un ambiente marino unico e a grave rischio di contaminazione. Ambientalisti e scienziati avevano già manifestato la propria contrarietà a trivellazioni esplorative
(Rinnovabili.it) – La norvegese Equinor ha ottenuto il via libera per l’inizio delle trivellazioni esplorative nella Great Australian Bight, baia aperta sita lungo le coste meridionali australiane.
La decisione è stata annunciata mercoledì 18 dicembre dall’Autorità nazionale per la sicurezza e la gestione ambientale offshore del petrolio, ed è stata accolta duramente dai gruppi ambientalisti locali. Gli attivisti hanno, infatti, immediatamente segnalato l’intenzione di avviare una causa legale contro la decisione della National Offshore Petroleum Safety and Environmental Management Authority (Nopsema), secondo la quale però il piano della Equinor sarebbe stato approvato solo a seguito di una rigorosa valutazione della durata di quasi otto mesi.
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In prima linea contro la decisione della Nopsema s’è schierata in particolare la Wilderness Society, affermando che il regolatore ha ignorato di fatto le preoccupazioni di scienziati, gruppi ambientalisti e della comunità intera, con decine di migliaia di persone che avevano aderito a una campagna di “lotta per la notte” contro il piano della compagnia energetica. “Aprire un nuovo giacimento petrolifero di frontiera ad alto rischio mentre stiamo precipitando verso un catastrofico cambiamento climatico è una follia“, ha detto Perte Owen, direttore della Wilderness Society . “Ora esamineremo le nostre opzioni legali per proteggere gli australiani da questa perforazione rischiosa e indesiderata”.
Nel 2011 – va ricordato – Equinor aveva ottenuto per la prima volta il via libera all’inizio delle trivellazioni in aree considerate a rischio. Il sito del pozzo Stromlo-1, si troverebbe ad una profondità di oltre 2,2 km e a circa 400 km al largo della costa del Sud Australia. Secondo l’analisi basata su una fusione di 100 simulazioni di fuoriuscite di petrolio è emersa la possibilità che una perdita di idrocarburi si possa diffondere lungo la costa e nell’oceano tra Esperance nell’Australia occidentale, Sydney e la Tasmania.
Nopsema ha affermato di aver imposto condizioni rigorose per garantire un elevato livello di protezione per l’ambiente, ricordando che tra le restrizioni vi erano anche limiti al periodo dell’anno in cui veniva concesso lo svolgimento dell’attività. Inoltre, per meglio valutarne l’impatto ambientale, l’Autorità ha fatto sapere di aver richiesto una seconda lettura dei dati relativi all’inizio delle operazioni fino ad ora forniti dalla compagnia.
Se il via libera venisse confermato, Equinor prevede di iniziare i lavori alla fine del 2020 con le operazioni che dovrebbero durare tra 30 e 60 giorni.
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