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L’Australia ignora il report IPCC: “Continuiamo a puntare sul carbone”

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Il vice primo ministro australiano Michael McCormack.

 

Il report IPCC contiene notizie particolarmente allarmanti per la barriera corallina australiana

 

(Rinnovabili.it) – Il report IPCC è una “sorta di rapporto” che non può vincolare la politica e l’Australia continuerà a puntare sul carbone. Paese che vai, Trump che trovi. Il sunto del pensiero del vice Primo Ministro australiano Michael McCormack un po’ fa restare allibiti e un po’ fa spavento: il governo australiano respinge il report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato ieri e ribadisce che l’Australia continuerà a utilizzare le sue riserve di carbone nonostante gli avvertimenti dell’IPCC per evitare il disastro ambientale dovuto ai cambiamenti climatici. In barba a quanto suggerito dall’IPCC, McCormack ha dichiarato che le rinnovabili non potranno sostituire il carbone e che il governo non cambierà la sua rotta politica solo perché qualcuno suggerisce di farlo.

 

Il primo ministro Scott Morrison ha chiesto all’Australia di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima di ridurre le emissioni dal 26% al 28% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, affermazione contraddetta dalle cifre del dipartimento ambientale che in realtà indicano che le emissioni stanno aumentando. Il report IPCC, dal canto suo, contiene notizie particolarmente allarmanti per l’Australia, per la quale contenere il riscaldamento a 1,5 °C anziché a 2 °C potrebbe significare garantire la sopravvivenza di alcuni coralli della Grande Barriera Corallina. Ma per McCormack sono discorsi privi di importanza. Pur comprendendo le preoccupazioni espresse nel report IPCC (ha persino ammesso di non averlo ancora letto), non vede nulla che possa sostituire il carbone nel prossimo futuro: “Le centrali elettriche a carbone – ha detto – svolgono una parte importante del nostro mix energetico, hanno fornito il 60% dell’elettricità in Australia e 50.000 posti di lavoro”.

 

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Lo stesso ministro dell’Ambiente australiano, Melissa Price, avrebbe dichiarato che il rapporto è stato concepito per informare i decisori politici, ma che non deve essere considerato una prescrizione da seguire obbligatoriamente. Per la Price, le politiche australiane sono “adeguate” per raggiungere l’obiettivo di Kyoto del 2020; su come raggiungere gli obiettivi al 2030, invece, la Price ha detto che c’è il fondo di riduzione delle emissioni (che finora ha utilizzato solo 250 milioni su 2,5 miliardi di dollari disponibili) la Clean Energy Finance Corporation e l’investimento del governo nell’idroelettrico. La Price ha anche licenziato scienziati, colpevoli di aver affermato che l’Australia mancherà ai suoi obiettivi, e ritiene che sarebbe irresponsabile impegnarsi a eliminare gradualmente il carbone entro il 2050, perché a quel punto la tecnologia potrebbe essere matura e disponibile.

 

Non dimentichiamoci che l’Australia rappresenta poco più dell’1% delle emissioni globali”, avrebbe commentato il primo ministro Scott Morrison, ricordando che ci sono giocatori molto più grandi che incidono su questi accordi. Morrison ha escluso l’uscita dell’Australia dall’accordo sul clima di Parigi, ma ha promesso di non fornire più denaro al fondo globale per il clima.

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