(Rinnovabili.it) – I maggiori inquinatori australiani, dalle imprese siderurgiche sino alle compagnie aeree, faranno risparmiare alla nazione circa 2,5 miliardi di dollari australiani in 5 anni grazie alla decisione del governo di allineare il regime del carbonio nazionale a quello europeo. A riferirlo una società di analisi, la RepuTex, che ha confermato come gli inquinatori australiani non avranno più bisogno di acquistare permessi di emissione dall’Europa dove i prezzi sono più bassi, perché i due mercati hanno deciso di allinearsi per far rimanere vantaggioso il prezzo delle quote.
La Commissione europea e l’Australia la settimana scorsa hanno deciso di collegare i loro regimi commerciali di carbonio entro il 2018, permettendo il commercio dei diritti di emissione tra i due mercati, un passo che gli operatori dicono migliorerà la liquidità e aumenterà le possibilità di copertura dei costi del carbonio con ogni permesso che sarà equivalente a una tonnellata di emissioni di carbonio. “Prevediamo un risparmio medio per le imprese di circa il 16 per cento, ovvero 2,5 miliardi di dollari, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020, rispetto al precedente scenario,” ha dichiarato il direttore di RepuTex Paul Bourke. RepuTex ha specificato che dall’accordo trarranno vantaggio anche i produttori di energia, il che permetterebbe di risparmiare circa un 1,5 miliardi di dollari rispetto ai costi previsti, e fino a 560 milioni di dollari per gli estrattori di carbone.
Attualmente il paese ha imposto una tassa sul carbonio di 23 dollari australiani per tonnellata di CO2 emessa, che riguarda circa 300 grandi inquinatori sul territorio, ovvero il 60% delle emissioni nazionali. Entro la metà del 2015 l’imposta diventerà un sistema di scambio di emissioni con un prezzo variabile e agli inquinatori sarà permesso coprire fino alla metà delle loro emissioni con l’acquisto di crediti di carbonio europei.