(Rinnovabili.it) – Invece di salvaguardare gli alberi e aumentare le aree protette dalle motoseghe, l’Unione Europea sta per cambiare le regole con cui si calcolano le emissioni dei nostri polmoni verdi in modo da favorire la deforestazione. Oggi a Bruxelles si riunisce il consiglio dei ministri dell’Ambiente e c’è molta preoccupazione nel mondo ambientalista, ma anche tra gli scienziati. Gli alberi sono importanti serbatoi di carbonio, capaci di assorbire circa il 10% delle emissioni europee ogni anno. Negli ultimi dieci anni, la superficie forestale sul continente è cresciuta di una quota pari a 1.500 campi da calcio al giorno e oggi il settore è in grado di rimuovere 400 milioni di tonnellate di CO2 dall’atmosfera ogni anno. Ma sembra che i decisori europei siano intenzionati a invertire la rotta.
Calcolare quanto carbonio è in grado di stoccare o emettere una foresta rappresenta una sfida eccezionalmente complessa: bisogna tener conto dell’anzianità delle piante, della modalità con cui sono gestite e tagliate.
In questi mesi l’Europa sta lavorando al nuovo regolamento per le emissioni derivanti dall’uso di suolo, cambiamenti d’uso del suolo e selvicoltura (LULUCF, acronimo di Land Use, Land-Use Change and Forestry). L’idea è mettere un tetto al prelievo di materia prima forestale, stabilito facendo la media dei livelli 1990-2009. Se gli stati membri vogliono tagliare più alberi di quelli consentiti dal regolamento LULUCF, possono farlo, ma le emissioni derivanti dalla perdita di capacità di stoccaggio del carbonio negli alberi saranno conteggiate come quelle prodotte annualmente da tutti gli altri settori della vita economica.
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Eppure, un blocco di paesi composto da Francia, Austria, Finlandia, Polonia e Svezia sta spingendo per ottenere che l’aumento della deforestazione non sia penalizzato. I finlandesi vogliono raccogliere il 25% di alberi in più entro il 2030, cioè 15 milioni di metri cubi. La Francia programma di eliminarne 12 milioni. L’industria cartaria europea e quella energetica sono favorevoli a un approccio più “flessibile”, perché dichiarano di aver piantato alberi con l’idea di tagliarli nel futuro, non già per favorire la biodiversità o l’assorbimento della CO2. Tutti questi soggetti chiedono che si possa tagliare alberi in quantità pari a quelli che vengono piantati senza dover rendicontare le loro emissioni.
Non si curano del fatto che un albero giovane appena messo in terra assorbe molta meno CO2 di una pianta adulta. Ma perché non calcolare questa differenza sostanziale, quando le grandi centrali elettriche che passano dalla combustione del carbone alla biomassa forestale, vengono premiate per le minori emissioni? Se fossero contabilizzate anche le riduzioni nette dei serbatoi di carbonio a causa della deforestazione, forse molti impianti a biomasse risulterebbero sostenibili quanto le centrali fossili. E il calcolo della CO2 sarebbe più veritiero.
Molti esperti hanno manifestato preoccupazione, segnalando che far rientrare un aumento della deforestazione nella “gestione sostenibile” potrebbe insabbiare circa 300 milioni di tonnellate di emissioni l’anno. Come se i due terzi delle emissioni annue della Francia non venissero contabilizzati. Senza i serbatoi naturali di carbonio, non sarà possibile raggiungere gli obiettivi stabiliti alla COP 21 di Parigi.