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USA: l’Atlantic Coast Pipeline mette a rischio inestimabili tesori naturalistici

Atlantic Coast Pipeline
Sentiero degli Appalachi. Credits: Brian Stansberry

 

Il progetto dell’Atlantic Coast Pipeline rappresenta una minaccia per l’ambiente e la salute

(Rinnovabili.it) – Guai in vista per il progetto dell’Atlantic Coast Pipeline, il gasdotto di circa 1000 km che dovrebbe rifornire l’area medio-atlantica degli Stati Uniti. Lungo il suo cammino, che dal West Virginia si muove fino al North Carolina passando per la Virginia, il tracciato previsto dal progetto mette in serio rischio alcuni tra i tesori naturali del Nord America, tra cui il Sentiero degli Appalachi e la Blue Ridge Parkway, strada panoramica che collega lo Shenandoah National Park al Parco Nazionale delle Great Smoky Mountains. Ma non solo: una forte criticità è rappresentata dalla necessaria espropriazione di terre nell’area di Robeson County (North Carlina), sede della Lumbee Tribe, la più grande comunità di nativi americani ad est del fiume Mississipi.

 

L’avvio dei lavori, previsto entro la fine del 2019 con l’intento di terminare l’infrastruttura entro il 2021, è strenuamente contrastato dai gruppi ambientalisti americani, che hanno presentato numerose petizioni per fermare il progetto. Il timore, infatti, è che la realizzazione dell’Atlantic Coast Pipeline possa incentivare l’aumento del fracking nella zona degli Appalachi, con serie ripercussioni sia sulla salute dei suoi abitanti, sia sullo stato delle falde acquifere presenti nel territorio. A questo proposito, si è anche espresso l’ex vice presidente Al Gore, definendo senza mezzi termini il progetto come uno spericolato imbroglio razzista.

 

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Infatti, il progetto dell’Atlantic Coast Pipeline non è esente da questioni di tipo razziale, con i membri della Lumbee Tribe che sostengono di non essere stati consultati sui potenziali impatti ambientali del gasdotto, tra cui il passaggio su zone che ospitano tombe ancestrali. A questo proposito, il Congresso Nazionale dei Nativi Americani ha tacciato l’ACP di grave negligenza, chiedendo un immediato riesame dell’impatto del gasdotto.

 

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Dal canto loro, la Duke Energy e la Southern Company Gas, i maggiori investitori dell’Atlantic Coast Pipeline, portano avanti una campagna di comunicazione volta a presentare il gas naturale come necessaria fonte per assicurare la transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Di fronte alle richieste di ricollocazione del tracciato, hanno risposto sottolineandone l’evidente impossibilità dovuta principalmente all’inadeguatezza del suolo o all’eccessiva densità demografica delle zone individuate nei possibili tracciati alternativi.

 

Nel frattempo, si attente il giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che nelle prossime settimane si esprimerà in merito al verdetto emesso dalla Corte d’Appello del Quarto Circuito, con cui era stata riconosciuta l’illegittimità dell’autorizzazione concessa dal Servizio Forestale in merito all’attraversamento degli Appalachi da parte dell’Atlantic Coast Pipeline. In quell’occasione, il giudice mostrò tutta la sua indignazione sottolineando il fallimento da parte del Servizio Forestale statunitense rispetto a ciò che si suppone essere il suo principale dovere: parlare per conto degli alberi che sono sprovvisti di lingua.

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