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Arsenico nell’acqua sopra i livelli in 101 comuni tra Lazio e Toscana

La concentrazione di arsenico in 90 Comuni del Lazio e in 11 della Toscana, non riesce a rientrare entro i limiti stabiliti dalla legge, i 10 microgrammi per litro. A questi Comuni si applica la deroga che alza il tetto massimo a 20 microgrammi per litro

arsenico nell'acqua

 

Troppi comuni sforano i livelli legali di arsenico nell’acqua

(Rinnovabili.it) -L’emergenza arsenico nell’acqua continua in ben 101 Comuni del Lazio e della Toscana. Lo dice l’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsa-Cnr) sulla base di una elaborazione Cittadinanzattiva-Legambiente. La concentrazione di arsenico in 90 Comuni del Lazio e in 11 della Toscana, non riesce a rientrare entro i limiti stabiliti dalla legge (10 microgrammi per litro); i Comuni quindi possono essere beneficiati dalla deroga che alza il tetto massimo a 20 microgrammi per litro.

Sono in tutto 963mila le persone che beneficiano della deroga del limite massimo. Nel Lazio le zone più interessate sono ViterboLatina e Roma, mentre in Toscana la zona interessata è la provincia di Livorno seguita da quelle di Arezzo, Pisa e Siena. “In Italia l’acqua è di buona qualità tanto che abbiamo il terzo posto in Europa”, spiega il direttore dell’Isra-Cnr, Vito Felice Uricchio specificando che la presenza di arsenico nell’acqua è “abbastanza diffusa ed è legata all’assetto geologico”. Parliamo quindi dell’origine vulcanica delle rocce, oppure all’azione dell’uomo legata quindi all’industria o all’uso di erbicidi.

 

Ma quello dell’arsenico nell’acqua è un problema diffuso su tutto il territorio italiano: anche Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania e Sardegna ne sono interessate ma, come spiega  Uricchio, il problema viene aggirato prelevando “acqua di ottima qualità da invasi, laghi e altri bacini”.

Intanto il Codacons -Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori –  sta valutando  iniziative legali in difesa della popolazione e del territorio. “Chi negli anni ha concesso deroghe a ripetizione per la messa a norma delle acque laziali è responsabile dei danni prodotti ai cittadini e all’ambiente – afferma il presidente Carlo Rienzi – consentire lo sforamento dei limiti di arsenico in un bene primario come l’acqua, oltre ad essere una follia, potrebbe addirittura configurare veri e propri reati, da quello di inquinamento ambientale al reato di commercio e distribuzione di sostanze nocive. Senza contare eventuali danni fisici alle persone che hanno consumato acqua contaminata da arsenico”.