I livelli di polveri sottili registrati registrati in casa infrangono linee guida dell’OMS di 10 microgrammi per metro cubo
(Rinnovabili.it) – Le polveri sottili che si sprigionano in casa dall’arrosto della domenica rendono l’aria domestica più sporca di quella dell’inquinata Nuova Delhi. Quanto scoperto dagli scienziati dell’Università del Colorado a Boulder, e ha lasciato stupiti pure loro, ha dell’inverosimile eppure a quanto pare la fuliggine e le minuscole particelle organiche provenienti dalle fiamme di gas, dalle verdure, dagli oli e dai grassi combinati fanno schizzare le PM2.5 in casa a livelli 13 volte più alti di quelli misurati nell’aria nel centro di Londra e il picco dell’inquinamento indoor dura circa un’ora. Le PM2.5 sono particelle abbastanza piccole da essere inalate in profondità nei polmoni, dove esacerbano i disturbi respiratori e le malattie cardiovascolari; quelle più piccole addirittura possono diffondersi dai polmoni al flusso sanguigno, per poi accumularsi nel fegato, nel cuore e persino nel cervello, dove possono contribuire alla depressione e ad altri problemi di salute mentale.
>>Leggi anche Smog a livelli record a Nuova Delhi<<
I ricercatori hanno cucinato una serie di pasti, all’interno di una casa test con tre camere da letto dotata di sensori per l’inquinamento indoor e outdoor, tra cui una cena tipica del giorno del Ringraziamento, con tacchino arrosto, cavoletti di Bruxelles arrostiti, patate dolci bollite, ripieno di pane e salsa di mirtilli rossi; quel giorno, i livelli di PM2.5 in casa sono saliti a 200 microgrammi per metro cubo per un’ora, superando i 143 microgrammi per metro cubo registrati a Delhi, che è la sesta città più inquinata al mondo, e i 15 microgrammi per metro cubo registrati in media nel centro di Londra. I livelli registrati sono andati a infrangere le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di 10 microgrammi per metro cubo per otto ore e mezza. Le pericolose microparticelle rilevate durante il test provenivano in parte dalle fiamme di gas e dal cibo carbonizzato, in parte da grassi animali, olii da cucina e sporcizia nel forno e su pentole e padelle usati per preparare il pasto, e in parte dalla pelle dei cuochi e dai vestiti degli ospiti.
Sui risultati dell’Università del Colorado sarà importante riflettere dato che, a differenza dell’inquinamento esterno, che è regolamentato, l’inquinamento all’interno delle mura domestiche non lo è e arriva dalla cucina, dall’arredamento per la casa e dai prodotti per pulire la casa come candeggina, spray per finestre e vernici. Come succede per ogni tipologia di inquinamento, ci saranno gruppi più sensibili, come i giovani e gli anziani, ma è chiaro che le persone che trascorrono molto tempo al chiuso in alcuni casi sono esposte a livelli molto più alti di inquinamento rispetto a quelli registrati all’aperto. Il consiglio dei ricercatori è dunque quello di cercare il più possibile di ventilare la casa, aprire spesso le finestre e utilizzare, mentre si è ai fornelli, cappe aspiranti.