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Arctic Sunrise: la nave di Greenpeace liberata dalla Russia dopo 10 mesi

Dopo 10 mesi finalmente la Russia libera la Artc Sunrise, la nave di Greenpeace ferma nel porto di Murmansk dai giorni della protesta degli Arctic30

Greenpeace ship Arctic Sunrise Departs Murmansk

 

(Rinnovabili.it) – E’ passato ormai quasi un anno da quanto il gruppo di attivisti di Greenpeace venne imprigionato in Russia mentre protestava pacificamente contro una delle piattaforme petrolifere attive nell’Artico. Arrestati dalla Guardia Costiera i ragazzi a bordo della Arctic Sunrise vennero portati in carcere e alcuni liberati dopo 2 mesi di detenzione.

Solo stamattina quindi, dopo circa 300 giorni, la nave ha lasciato il porto russo di Murmansk diretta ad Amsterdam. Gli Artic30, questo il nome degli attivisti di Greenpeace, vennero bloccati il 29 settembre scorso e ora aspettano ad Amsterdam il ritorno della Artic Sunrise.

 

“L’abbordaggio illegale, l’arresto dell’Arctic Sunrise e l’indagine ancora in corso sono solo tentativi di intimidirci e sviare il dibattito dalle trivellazioni petrolifere nell’Artico, ma ci hanno reso più forti. Milioni di persone si sono opposte all’incarcerazione illegale degli Arctic30. Sono le stesse persone che sono preoccupate per la fusione dei ghiacci artici a causa dei cambiamenti climatici e che si oppongono al pericoloso tentativo di estrarre il petrolio dall’Artico in Russia come nel resto del mondo” commenta Faiza Oulahsen della campagna per l’Artico di Greenpeace International.

Alla nave è toccato però un destino differente, che ha condotto all’annullamento del sequestro il 6 giugno scorso in seguito al quale un equipaggio condotto dal capitano Daniel Rizzotti si è recato in Russia per riprendere la navigazione.

“Quando abbiamo messo piede a bordo dell’Arctic Sunrise l’abbiamo trovata in cattivo stato, tenuta per dieci mesi senza alcuna manutenzione e con i sistemi di navigazione, comunicazione e sicurezza rimossi o distrutti” spiega Oulahsen. “Avrà bisogno di parecchi lavori di riparazione ora prima di poter tornare a difendere l’Artico da compagnie petrolifere come Shell e Gazprom”.