Rinnovabili

Così l’Antropocene sta distruggendo le ultime terre incontaminate

Overburden from blasting is removed by various machines

Così l’Antropocene sta distruggendo le ultime terre incontaminate

 

(Rinnovabili.it) – L’ingresso nell’era dell’Antropocene sta segnando un declino catastrofico delle terre incontaminate. In appena un quarto di secolo, le regioni dove la presenza e le attività dell’uomo non fanno sentire i loro effetti sono crollate del 10%. Traducendo dati e numeri in qualcosa di più concreto, ciò significa che deforestazione, inquinamento e speculazioni si sono mangiate un’area vergine grande 10 volte l’Italia. O, per render meglio l’idea, come metà dell’Amazzonia.

A rivelarlo è uno studio appena pubblicato sulla rivista Current Biology. E le conclusioni dei ricercatori tracciano un quadro dai toni ancora più pessimisti: se continuiamo di questo passo, entro la fine del secolo non rimarranno più terre incontaminate di estensioni significative. Tra le aree più colpite fino a questo momento c’è proprio l’Amazzonia. La deforestazione illegale, soprattutto in Brasile, pesa per quasi un terzo del totale. Tra i siti più colpiti figurano le foreste di Ucayali, che ospitano più di 600 specie di uccelli e primati.

 

A seguire poi l’Africa centrale con il 14%, dove di fatto l’intero bacino del Congo occidentale non può più essere considerato incontaminato. Anche questa è una regione principalmente occupata da foreste che sono fondamentali per bilanciare le emissioni di CO2 di origine antropica. Perciò, sottolinea la ricerca, la perdita di questi ultimi rifugi naturali non è un dramma soltanto per la biodiversità ma anche per gli sforzi di contrasto ai cambiamenti climatici.

Ad ogni modo spunta anche qualche buona notizia. Le terre incontaminate che restano – definite nello studio come aree biologicamente e ecologicamente intatte, senza industrie, infrastrutture e conversioni d’uso delle terre – ricoprono ancora il 23% della superficie terrestre. E, cosa più importante, quasi tutte sono raggruppate in aree contigue e di almeno 10mila kmq di estensione. Si trovano principalmente nel Canada del nord, nei deserti e nelle foreste occidentali dell’Australia, in Siberia. Senza adeguate politiche di conservazione, però, sono destinate a sparire.

Exit mobile version