Una crepa che si propaga da anni sulla piattaforma Larsen C, in Antartide, si è ramificata e accelera il suo percorso a causa del riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – La crepa che diversi anni fa ha cominciato a dividere la piattaforma nordoccidentale dell’Antartide si sta allargando e ramificando in maniera più rapida da lunedì, al punto che presto potrebbe spezzarsi in un immenso iceberg. Il maxi blocco di ghiaccio che andrebbe alla deriva ha le dimensioni della Liguria, 300 mila volte più grande di quello che affondò il Titanic.
A lanciare l’allarme è stato Dan McGrath, un geofisico della US Geological Survey, che ha posto l’accento sulla crescente velocità di propagazione della fessura.
Secondo gli esperti, l’evento rappresenta uno degli effetti del riscaldamento globale provocato in primo luogo dalla combustione di fonti energetiche fossili come pretrolio, gas e carbone.
Situato sulla piattaforma di ghiaccio Larsen C, la quarta più grande in Antartide, la nuova crepa è un’emanazione della spaccatura che ha suscitato la preoccupazione degli scienziati dopo essersi allungata drammaticamente nel 2014. L’anno scorso è arrivata la valutazione della superficie che la crepa avrebbe mandato alla deriva: circa 5 mila chilometri quadrati.
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La fenditura originale ha continuato ad ampliarsi costantemente, con una velocità di circa 1 metro al giorno, tasso che è cresciuto quando si è formata la nuova crepa. Secondo McGrath, che ha studiato approfonditamente la dinamica, il padre di tutti gli iceberg potrebbe staccarsi già questa estate. Perdendo un’area di tali dimensioni, la piattaforma si ridurrebbe del 10%, raggiungendo le dimensioni minime nella sua storia.
Secondo gli esperti, inoltre, una simile spaccatura potrebbe rendere l’intera piattaforma meno stabile e più soggetta ad altre crepe.
Da tempo la comunità scientifica lancia allarmi riguardo le sorti dell’Antartide. Cinque ghiacciai del quadrante occidentale si assottigliano di 7 metri l’anno, perdendo dai 120 ai 140 miliardi di tonnellate di ghiaccio nell’oceano: da soli sono responsabili del 10% dell’innalzamento globale del livello delle acque. Lo scorso anno uno studio ha rivelato che è a rischio anche la piattaforma Totten, che per il momento impedisce la fusione di un’area ghiacciata grande come la California. Se dovesse sciogliersi tutta, potrebbe innalzare il livello del mare di 3,5 metri.