(Rinnovabili.it) – La situazione italiana in tema di amianto sembra non riuscire a migliorare neppure davanti a concreti passi avanti. Passi avanti come quelli compiuti in questi anni dal Governo, prima con la legge di stabilità del 2015, con cui sono stati messi in campo 45 milioni all’anno per la bonifica dei siti industriali più critici, poi con il Collegato ambientale che prevedeva ulteriori agevolazioni per la rimozione delle coperture in eternit. L’ultimo provvedimento, in ordine di tempo ad entrare in vigore, è il decreto del Ministero dell’Ambiente che attua l’articolo 56 del Collegato.
Pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, l’atto normativo stanzia 17 milioni di euro per sostenere le opere di risanamento. Nel dettaglio prevede un credito d’imposta al 50% delle spese sostenute dalle imprese su beni e strutture produttive, per lavori di bonifica conclusi entro il 2016. Il bonus fiscale sarà concesso solo per interventi conclusi di rimozione e smaltimento dell’amianto, e non quindi per il semplice incapsulamento o confinamento.
“Un passo fondamentale – afferma il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – che mi auguro possa dare ulteriore slancio ed efficacia al percorso intrapreso per liberare l’Italia dall’amianto, anche puntando ad un maggiore coinvolgimento delle imprese, con nuove risorse e più trasparenza”.
Peccato che tale per corso sia più in salita del previsto. Come emerso dal convegno “Smaltimento dell’amianto, stato dell’arte e nuove tecnologie”, quasi la metà delle regioni italiane non ha un impianto per lo smaltimento e ogni anno oltre 250.000 tonnellate di materiale contenente fibre di asbesto viaggiano verso Germania e altre nazioni, Un export che ci costa caro: ben cento milioni di euro l’anno. Non solo:
“Ci sono più di 400 leggi sul trattamento dell’amianto tra nazionali e regionali: una millefoglie legislativa – ha sottolineato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio – che crea difficoltà agli operatori. Proliferazione legislativa non coincide con la risoluzione del problema. Serve un fondo dedicato allo smaltimento, con risorse mirate e dedicate”.
Se la discarica resta il metodo principale di smaltimento, è anche vero che in questi anni si sono fatte avanti nuove tecnologie di trasformazione di rifiuti d’amianto che vedono gli scienziati italiani protagonisti. Le più recenti sono state portate al Convegno a dimostrazione dei progressi compiuti fin’ora: dal nuovo metodo di inertizzazione chimica con siero di latte del Prof. Norberto Roveri, per il quale è aperto un procedimento di Valutazione di impatto ambientale, a quello della dottoressa Cristina Leonelli, dell’Università di Modena e Reggio Emilia basato sul riscaldamento a microonde.