(Rinnovabili.it) – La lotta all’amianto in Sardegna ha ora un progetto ben definito. E’ il Piano regionale di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell’ambiente ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto, approvato dalla Giunta poco prima di natale. Frutto di un lungo lavoro, prima di giungere in giunta, il Piano è stato condiviso in una serie incontri pubblici sul territorio regionale al fine di raccogliere e valutare tutte le considerazioni ambientali in merito.
“Per la prima volta la Sardegna si è dotata di un Piano regionale dell’amianto a cui ora possiamo dare esecutività: conosciamo bene la gravità del problema, abbiamo mantenuto l’impegno di approvare il Piano entro l’anno”, ha detto l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, che aggiunge: “Abbiamo lavorato coralmente e sentito i territori perché per noi è prioritario arrivare a garantire condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro, individuando eventuali situazioni di pericolo causate dalla presenza di amianto”.
A dicembre 2014 in Sardegna risultavano 1085 siti pubblici contaminati dall’asbesto di cui 319 scuole e 60 uffici pubblici. Per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano, oltre che implementare il censimento dei siti per procedere con la bonifica, è prevista l’informazione del pubblico e la formazione degli operatori per l’applicazione delle corrette tecniche smaltimento dei rifiuti. Proseguirà la sorveglianza sanitaria degli ex esposti, garantita in tutti i Servizi PreSAL delle ASL. In funzione delle classi di priorità degli interventi verranno definiti i tempi e le modalità per le operazioni di bonifica e smaltimento dei materiali contenenti amianto, sia ad opera di soggetti pubblici che privati. Infine, si assisterà alla semplificazione delle procedure per la rimozione di piccole quantità di amianto provenienti da abitazioni civili.
E il problema nel territorio sardo (così come in tante altre regione italiane) si porta dietro pesanti e non sempre chiare eredità. Ed è di solo un mese fa la notizia dell’interrogazione parlamentare ai ministri della Sanità, del Lavoro e dell’Ambiente presentata dal deputato di Sel Michele Piras, sul caso delle morti per gravi patologie legate all’asbestosi nello stabilimento chimico Anic-Enichem a Ottana, negli anni ’90. I dati ufficiali sulle bonifiche del sito parlano di 139mila e 940 chili di amianto estratto in varie forme dai diversi reparti dello stabilimento e, si legge nell’interrogazione, “sono decine i morti per tumori asbesto correlati che hanno lavorato all’interno della Enichem Ottana, e altrettante persone oggi lottano contro la malattia; nonostante ciò, non esiste alcun riconoscimento ufficiale, da parte delle istituzioni dello Stato, della correlazione fra l’esposizione all’amianto e le patologie contratte dai lavoratori di Enichem: infatti, alle famiglie dei deceduti o di coloro che oggi lottano contro le malattie contratte sul luogo di lavoro, non sono riconosciuti i risarcimenti per morte o danno alla salute legate a causa professionale”.