Legambiente presenta il dossier “Liberi dall’amianto?”
(Rinnovabili.it) – Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale vittime dell’amianto, ma l’evento è ben lungi dall’essere solo un momento per ricordare. Di asbesto nel mondo si continua a morire. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di 100mila vittime l’anno e una spesa sanitaria da far girar la testa: tra i 2,4 e i 3,9 miliardi di dollari. E anche per un paese come l’Italia, dove la messa al bando è arrivata nei primi anni novanta, la lotta contro l’amianto è tutt’altro che finita.
A 26 anni dalla legge che ne ha vietato l’utilizzo, questo materiale fibroso tiene ancora sotto scacco il territorio. Lo dimostrano i numeri, quelli contenuti nel dossier “Liberi dall’amianto?” presentato oggi da Legambiente. Il documento mostra come nell’Italia 2018 vi siano almeno (il dato è quello dichiarato) 370mila le strutture dove è presente l’asbesto. Di queste, oltre 20mila sono siti industriali, cira 50.700 sono edifici pubblici, ben oltre 210mila sono abitazioni private, oltre 65mila sono coperture in cemento amianto e il resto appartiene tipologie differenti di siti.
Come mai numeri così alti? I problemi maggiori, assieme a una serie di ritardi normativi, riguardano le attività di censimento, completate oggi solo da sei territori, e quelle di smaltimento, dal momento che sono solo 8 le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto. E delle 18 strutture di smaltimento attive in totale in Italia, la maggior parte è quasi arrivata al limite.
I dati non sono completi: il dossier si basa infatti sul sondaggio somministrato alle Regioni, ma delle 20 hanno risposto solo in 15. Mancano all’appello Abruzzo, Calabria, Liguria, Molise, Toscana e Umbria.
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La preoccupazione maggiore è ovviamente quella sanitaria. Come spiega Legambiente, in base agli ultimi dati INAIL, a livello nazionale si sono registrati ben 21.463 casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012 e oltre 6mila morti all’anno. A livello regionale i territori più colpiti sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006)”.
Dal documento, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente “emergono tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra. Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l’impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso”.