(Rinnovabili.it) – Il fantasma dell’amianto non si aggira soltanto nelle case, nelle scuole e nelle fabbriche, ma serpeggia anche nelle carceri italiane, già sovraffollate e oggetto di condanna per l’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Oltre al trattamento disumano, i detenuti presenti nel 14% dei penitenziari italiani devono fare i conti anche con il killer silenzioso, che uccide ogni anno 4-5 mila persone. E il peggio deve ancora venire, dato che il picco è atteso per il 2020-2025.
La presenza di asbesto è rivelata da una mappatura in possesso dell’Adnkronos. Secondo il Ministero della Giustizia sono 28 le carceri in cui è presente il minerale cancerogeno. Si trova in grondaie, pannelli, cassoni, parti di impianti di depurazione, canne fumarie, manufatti. Il pericolo non riguarda soltanto chi sconta la pena dietro le sbarre, ma anche gli agenti di custodia e tutti i lavoratori del carcere. I sindacati di polizia penitenziaria aggiungono altri istituti oltre a quelli censiti dal ministero. L’elenco sarebbe più lungo, denunciano. Come nel caso di Orvieto, dove «all’interno di un magazzino si trova un deposito di eternit rimosso molto tempo fa, e due canne fumarie funzionanti contengono amianto», dichiara Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del sindacato di polizia penitenziaria Sappe.
La mappatura che l’Adnkronos è riuscita ad ottenere è stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle, Alessio Villarosa, l’11 febbraio scorso.
Il ministero chiarisce che nei casi segnalati «le direzioni hanno da tempo avviato le procedure per lo smaltimento» e dunque «tali situazioni sono sotto controllo, riguardano manufatti esterni alle strutture detentive e comunque in corso di rimozione». Ma la rimozione, sempre stando a quanto scrive il ministero, avverrà «compatibilmente con le risorse disponibili». Il che equivale a dire che, se non ne verranno messe a disposizione, si potrebbe anche non rimuovere un bel nulla.
Via Arenula rivela poi la presenza di «pannelli in eternit presso l’impianto di depurazione e nella canna fumaria della centrale termica» nel carcere di Catania Bicocca. Il complesso penitenziario ospita anche il carcere minorile. Altri bambini e ragazzi vanno a gonfiare il numero dei 342 mila minori a rischio amianto che il Censis ha individuato nelle scuole italiane.
Il segretario generale di un altro sindacato, il Sippe, Alessandro De Pasquale, ha duramente criticato l’operato del governo: «L’amministrazione statale, il nostro datore di lavoro, ai sensi del decreto legislativo 81 del 2008 ha anche un obbligo di informazione nella propria unità amministrativa. Deve informare i lavoratori sui rischi che ci sono all’interno della struttura ed è chiaro che molto spesso questo non avviene. Dobbiamo sempre ricordare che all’interno di una struttura penitenziaria ci sono i detenuti che devono scontare una pena, ma non è che devono scontare anche una pena di morte».