Oggi produce il 10% della CO2 globale, ma può diventare in soli 34 anni la prima regione del mondo a zero emissioni
(Rinnovabili.it) – Terra di forti contraddizioni, contrasti e tensioni politiche, l’America Latina è alla testa di una nuova rivoluzione, questa volta di portata globale. Secondo un rapporto dell’Agenzia ambientale dell’ONU (UNEP), potrebbe essere la prima macroarea del mondo a zero emissioni. I Paesi che compongono la parte centro-meridionale del continente americano, infatti, secondo gli analisti hanno avviato per tempo il percorso di transizione verso le energie pulite. In particolare, Brasile, Uruguay e Nicaragua, con in testa il Costa Rica. Quest’ultimo, per buona parte del 2015 si è alimentato solamente tramite energie rinnovabili.
«Anche se l’America Latina e i Caraibi contano soltanto per il 10% delle emissioni globali – spiega l’UNEP in un comunicato – la regione è in prima linea negli sforzi per affrontare i cambiamenti climatici. Con ambiziose e mirate politiche può abbattere le proprie emissioni fino allo zero».
Il rapporto spiega che potrebbero bastare interventi in quattro settori (produzione di energia elettrica, trasporti, uso del suolo e industria) che rappresentano il 90% delle emissioni di gas serra della regione, per azzerare le emissioni di carbonio di tutta la regione in meno di 34 anni.
Secondo l’analisi, dal 2013 ad oggi, in Paesi come Brasile e Uruguay tutti gli appalti per centrali elettriche sono andati ad aziende del fotovoltaico e dell’eolico. L’America Latina, dicono gli analisti, ha un potenziale nelle rinnovabili che supera di 5 volte la domanda globale.
La chiave per liberare questo grande potenziale è una decarbonizzazione del settore energetico, una vasta elettrificazione del settore trasportistico, l’azzeramento della deforestazione (piaga storica di quest’area di mondo) e il risanamento delle foreste.
«Questo potrebbe sembrare uno sforzo titanico per una regione in via di sviluppo – ammette l’UNEP – Tuttavia, le conseguenze dell’inazione sui cambiamenti climatici potrebbero essere molto più costose. Il rapporto stima che entro il 2050 le economie dell’America Latina e dei Caraibi dovranno pagare 100 miliardi di dollari per gli effetti legati ai cambiamenti climatici come il degrado delle barriere coralline, lo scioglimento dei ghiacciai o la perdita di produttività agricola».