Una stima dei danni annuali causati da un aumento di 2 °C sopra i livelli pre-industriali nella regione dell’America Latina e dei Caraibi
Il crollo del bioma barriera corallina dei Caraibi, la scomparsa di alcuni ghiacciai nelle Ande e parte del degrado con cui deve fare i conti l’Amazzonia sono solo alcuni dei danni provocati dai cambiamenti climatici ed evidenziati nella relazione. Effetti collaterali che presentano già oggi un conto salato. Per sostenere un’adeguata strategia di adattamento l’Istituto calcola che sia necessario circa il 0,2 per cento del PIL del territorio.
Prendendo ad esempio solamente la perdita netta dell’export agricolo a causa di piogge intese e siccità, questa costerebbe alla regione tra i 30 e i 52 miliardi dollari entro il 2050. “Perdite di questa entità limiteranno le opzioni di sviluppo, nonché l’accesso alle risorse naturali e ai servizi ecosistemici”, si legge nel rapporto che sottolinea però come il costo di un’azione rapida ed immediata da parte delle economie ricche in auto all’adattamento di questi Paesi sia decisamente minore di quanto si dovrà pagare in futuro per arginare il problema. A preoccupare è soprattutto il peso crescente di due settori, quali quello dei trasporti ed energetico, destinati ad aumentare nel tempo la propria impronta carbonica; secondo la relazioni i previsti trend di crescita per questi due comparti andrebbero nel tempo ad annullare i progressi ambientali ottenuti grazie a rinnovate politiche di pianificazione territoriale.