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Ambiente: c’è vita sotto la calotta glaciale antartica

Confermata l’esistenza di ecosistemi viventi nell’ambiente estremo dei laghi subglaciali del Polo Sud

Carlo Barbante e Andrew Mitchell, Aberystwyth University, UK
Carlo Barbante e Andrew Mitchell, Aberystwyth University, UK

(Rinnovabili.it) – E’ un ambiente estremo quello che si trova nelle profondità dei laghi subglaciali antartici, immerso nella completa oscurità, sottoposto a pressioni elevatissime e per migliaia di anni isolato dall’atmosfera terrestre dalla spessa calotta di ghiaccio che ricopre la superficie. Eppure, anche qui, c’è vita. La scoperta è frutto del progetto di ricerca internazionale WISSARD finanziato con oltre 10 milioni di dollari dalla statunitense National Science Foundation, dalle agenzie statunitensi NASA e NOAA e dalla Gordon and Betty Moore Foundation, e supportato in Italia dal Programma Nazionale Ricerche in Antartide (PNRA).

 

Grazie ad una nuova tecnologia di perforazione dei ghiacci antartici, i ricercatori sono riusciti a prelevare sotto gli 800 metri di calotta glaciale dei campioni contenenti microrganismi viventi. La scoperta è stata riportata in un articolo pubblicato su Nature e intitolato “A microbial ecosystem beneath the West Antarctic Ice Sheet”. Tra gli autori del documento, anche  l’italiano Carlo Barbante, chimico e paleoclimatologo dell’Università Ca’ Foscari Venezia e direttore dell’Istituto per le dinamiche dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr) che spiega: “Ora è evidente che forme di vita si sono sviluppate anche nelle estreme condizioni ambientali dei laghi subglaciali”.

 

Nel dettaglio gli scienziati hanno effettuato dei campionamenti  nel lago subglaciale Whillans attraverso l’uso di una tecnologia “pulita” di perforazione: il foro di circa 60 centimetri di diametro è stato ‘scavato’ nel ghiaccio iniettando acqua calda filtrata e purificata da fasci di raggi UV, per evitare il rischio di contaminare i campioni di acqua e sedimenti. “Le implicazioni sono molte”, continua Barbante. “Questi ecosistemi, attraverso la rete di bacini e corsi d’acqua di cui fa parte il lago Whillans, potrebbero avere un ruolo significativo nello scambio di nutrienti con le acque del Mare di Ross, uno dei mari dell’Oceano Meridionale che circonda il continente”. Le analisi chimiche condotte a Venezia, nella clean room del Dipartimento di Scienze Ambientali di Ca’ Foscari, hanno contribuito a dimostrare come nei laghi subglaciali, dove non c’è luce, “i microrganismi assorbano e scambino energia grazie a particolari reazioni chimiche di ossidoriduzione. Inoltre, questa ricerca suscita grande interesse da parte degli scienziati che studiano la vita in altri ambienti estremi e negli altri pianeti”.