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Almeno per ora l’Amazzonia non diventerà una miniera

Un giudice federale sospende il decreto firmato dal presidente del Brasile che offriva al settore minerario 4 milioni di ettari di area protetta in Amazzonia

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Mezza vittoria per l’Amazzonia, ma resta il pericolo deforestazione

 

(Rinnovabili.it) – Troppe critiche, troppa indignazione. Se l’Amazzonia per il momento non diventerà una miniera a cielo aperto è merito dello sdegno internazionale che ha costretto il presidente brasiliano, Michel Temer, a sospendere il provvedimento appena adottato.

La dichiarazione è giunta ieri, nel pomeriggio, dopo che il giorno precedente il tribunale federale della capitale, Brasilia, aveva concesso la «temporanea ed immediata sospensione di qualsiasi atto amministrativo» volto ad eliminare la protezione della riserva di Renca, un’area di foresta pluviale di quattro milioni di ettari negli stati amazzonici di Amapa e Para (nord del Brasile), ricca di oro, ferro e altri minerali. La riserva è stata creata nel 1984 dalla giunta militare, in un momento nel quale l’obiettivo era occupare in qualche modo l’Amazzonia per proteggere riserve minerarie strategiche.

Gli attivisti ambientali hanno però avvertito che il pericolo non è completamente fugato, perché l’ultimo parere sul decreto spetta al Congresso. Ma il passaggio in Assemblea è tutt’altro che scontato, poiché numerosi congressisti sono legati a doppio filo agli interessi del settore minerario e dell’allevamento, che da sempre lavorano per togliere tutele alle aree protette, deforestarle ed occupare quei territori.

 

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La paura è dunque che sia in corso un blocco soltanto temporaneo, dal momento che nel Congresso brasiliano dilagano fenomeni di corruzione che nel 2017 hanno portato ad arresti, scandali, guerre fratricide e ad un cambio di amazzoniavertici nel governo. Secondo Greenpeace, «la decisione potrebbe essere rovesciata in qualsiasi momento».

Se cadesse la protezione della riserva di Renca, non sarebbe soltanto un disastro ambientale: in quei territori sorgono migliaia di villaggi indigeni, che vivono da secoli immersi nell’ecosistema e rischiano di essere spazzati via con esso. Nonostante la costituzione brasiliana imponga la consultazione dei popoli nativi quando si tratta di prendere decisioni che riguardano la loro terra, nessuna delle tre comunità presenti nella riserva è stata contattata prima di approvare il decreto poi parzialmente sospeso dal tribunale di Brasilia.

La battaglia si inserisce in un contesto già quasi compromesso: anche in altre zone dell’Amazzonia il governo sta tentando di indebolire le protezioni, con leggi che riducono le prescrizioni per ottenere autorizzazioni ambientali e con i tagli lineari all’IBAMA, il corpo di polizia che svolge ispezioni e controlli.