Dall’associazione ambientalista un documento di pratiche eco-orientate per rendere il comparto zootecnico meno pressante sull’equilibrito terrestre
(Rinnovabili.it) – La pressione esercitata dal genere umano sul pianeta sta raggiungendo un livello in grado di compromettere per sempre la stabilità dei sistemi terrestri. Un gruppo di scienziati ha recentemente individuato nove “confini planetari” relativi ai processi naturali del Pianeta e ai rispettivi limiti fisiologici, che se associati fra loro potrebbero destabilizzare la vita terrestre Rockstrom J. et al., “A safe operating space for humanity”, Nature, vol,461; September 2009; 472-475). In quattro di questi confini il settore dell’allevamento gioca un ruolo chiave, come rivela oggi il rapporto di Greenpeace Ecological Livestock.
Secondo la relazione i principali impatti della produzione di bestiame hanno profondi effetti sul cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la modificazione del ciclo biogeochimico dell’azoto e del fosforo e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo, e nei primi tre il comparto ha già comportato il superamento di livelli di stress accettabili. La risposta a questi problemi risiede secondo l’associazione ambientalista in pratiche di allevamento che si basino sull’ottimizzazione ecologica, quell’approccio che lavora con il potenziale e i vincoli del sistema in termini di effetti su risorse e capacità di assimilazione dei rifiuti. Il modo di rendere operativo questo principio è quello di sviluppare una “rigenerazione dei sistemi agricoli che continuamente ricreino le risorse utilizzate raggiungendo una maggiore produttività e redditività del sistema (non necessariamente dei singoli prodotti) con il minimo input esterno (compresa l’energia)” (Hoffman 2011). Questo vuol dire riconoscere e ottimizzare tutti i servizi ecosistemici che fornisce un paesaggio – non solo la produzione agricola, ma anche di filtrazione dell’acqua, ciclo dei nutrienti, l’assorbimento del carbonio e altre funzioni.
Tra le raccomandazioni riportate dal rapporto c’è anche quella di “non è di evitare del tutto carne e prodotti lattiero-caseari, ma di consumarne livelli decisamente più bassi risultanti ottimali sia per la salute umana che per quella del nostro pianeta. Questa raccomandazione è particolarmente importante per le persone delle società ad alto reddito, dove i bisogni nutrizionali possono essere facilmente soddisfatti per lo più con alimenti vegetali”.