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Allarme USA, le emissioni aumentano dal 2013

Nonostante gli annunci di Obama, l’EIA fotografa una realtà sconcertante per l’America: le emissioni sono in crescita, e tutti i target sono a rischio

Allarme USA le emissioni aumentano dal 2013.(Rinnovabili.it) – Siamo sicuri che in America le emissioni stiano calando? Obama ha fatto bene a vantarsi dei progressi statunitensi durante la conferenza Onu sul Clima di settembre? Secondo i dati diffusi oggi dall’EIA, la Energy Information Administration, le emissioni di gas serra nel 2013 sono cresciute del 2.5 per cento dopo due anni in cui si era invece registrato un calo. E nel 2014 non andrà meglio, secondo le proiezioni. Dai 5 miliardi 267 milioni di tonnellate del 2012, il livello è salito a 5 miliardi e 396 milioni. Un dato che potrebbe significare che i meccanismi di mercato si sono rivelati gravemente insufficienti nel raggiungimento degli obiettivi. Probabilmente, sostengono i detrattori delle energie tradizionali, servirebbero delle politiche forti in grado di promuovere le rinnovabili e l’efficienza energetica.

 

Le ragioni principali per cui le emissioni sono cresciute, secondo l’EIA sono due: un raffreddamento della temperatura, che ha decretato un aumento della domanda di petrolio e gas naturale per scaldare le case (il settore residenziale è infatti responsabile del 50% di questo aumento nel 2013), e l’aumento dei prezzi del gas naturale, che ha portato ad un ritorno di fiamma per il carbone. La produzione di energia da gas, infatti, è calata del 10 per cento nel 2013 mentre quella da carbone è cresciuta del 4.8 per cento.

 

Quel che preoccupa, soprattutto, è il fatto che lo scorso anno i livelli di CO2 sono stati soltanto del 10 per cento più bassi rispetto a quelli del 2005, mentre secondo le promesse di Obama gli USA dovrebbero tagliare il 17 per cento entro il 2020. In prospettiva, va ancora peggio: sembra impossibile raggiungere il target fissato per il 2050. Prevede una diminuzione della CO2 dell’80 per cento, che non può essere raggiunta facendo soltanto affidamento sulla caduta dei prezzi del gas naturale. Primo, perché sono troppo volatili, secondo perché si tratta comunque di un combustibile fossile. Forse allora sarebbe il caso di dare un’occhiata al nuovo report dell’UCS (Union Concerned Scientists): sostiene che con un aumento degli investimenti nelle rinnovabili e un progressivo abbandono del carbone, si potrebbe ottenere un taglio di CO2 del 40 per cento entro il 2030.