Nonostante gli annunci di Obama, l’EIA fotografa una realtà sconcertante per l’America: le emissioni sono in crescita, e tutti i target sono a rischio
Le ragioni principali per cui le emissioni sono cresciute, secondo l’EIA sono due: un raffreddamento della temperatura, che ha decretato un aumento della domanda di petrolio e gas naturale per scaldare le case (il settore residenziale è infatti responsabile del 50% di questo aumento nel 2013), e l’aumento dei prezzi del gas naturale, che ha portato ad un ritorno di fiamma per il carbone. La produzione di energia da gas, infatti, è calata del 10 per cento nel 2013 mentre quella da carbone è cresciuta del 4.8 per cento.
Quel che preoccupa, soprattutto, è il fatto che lo scorso anno i livelli di CO2 sono stati soltanto del 10 per cento più bassi rispetto a quelli del 2005, mentre secondo le promesse di Obama gli USA dovrebbero tagliare il 17 per cento entro il 2020. In prospettiva, va ancora peggio: sembra impossibile raggiungere il target fissato per il 2050. Prevede una diminuzione della CO2 dell’80 per cento, che non può essere raggiunta facendo soltanto affidamento sulla caduta dei prezzi del gas naturale. Primo, perché sono troppo volatili, secondo perché si tratta comunque di un combustibile fossile. Forse allora sarebbe il caso di dare un’occhiata al nuovo report dell’UCS (Union Concerned Scientists): sostiene che con un aumento degli investimenti nelle rinnovabili e un progressivo abbandono del carbone, si potrebbe ottenere un taglio di CO2 del 40 per cento entro il 2030.