Rinnovabili

Alimentazione, agricoltura ed ecosistema

Abbiamo ricevuto la nostra terra non in eredità dai nostri genitori, ma in affitto dai nostri figli”. È un proverbio indiano ad aprire la monografia redatta dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e presentata oggi in occasione di “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”, l’evento centrale della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, giunta ormai alla sua settima edizione.

La situazione attuale fotografata dall’International Fund for Agricoltural Development vede quasi l’11% della superficie verde della terra degradata dalle attività umane. Lo sfruttamento intensivo di suolo e risorse naturali degli ultimi cinquanta anni, infatti, ci sta presentando il conto: erosione, contaminazione delle acque, inquinamento dei bacini idrogeologici, deforestazione e perdita di biodiversità. Il cambio di paradigma verso uno sviluppo sostenibile e più razionale sembra essere l’unica soluzione e, in questo contesto, agire sull’agricoltura, l’alimentazione e l’ecosistema rappresenta un ottimo punto di partenza per un’inversione di rotta e non a caso sono proprio le tre tematiche scelte dalla Settimana. A spiegarci il perché di questa scelta è stato proprio il Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Giovanni Puglisi:

 

«Perché sono le derivate della tematica principale, ovvero “Madre Terra”. La terra è il grande contenitore vivo all’interno del quale l’uomo con il suo lavoro, con la sua capacità creativa e l’intelligenza riesce a determinare le condizioni per la sopravvivenza definendo condizioni materiali e stili di vita».

 

Puglisi ci ha spiegato che il fil rouge che unisce tutti e tre i settori è proprio la qualità della vita, che si esprime attraverso l’alimentazione e la valorizzazione della terra, «intesa come culla di tutto ciò che serve all’uomo per vivere. Attenzione, ho detto vivere, non sopravvivere».

Con Puglisi, affrontiamo anche la questione dei Millennium Development Goals, rilanciati alla Conferenza di Rio+20 per un nuovo assetto di sviluppo globale che sia sostenibile e tra i quali l’Obiettivo 1 è appunto “Sradicare la povertà estrema e la fame”. Si tratta di un obiettivo il cui raggiungimento dipende dal duplice percorso di affrontare contemporaneamente le cause e le conseguenze del problema.

 

«In questa fase, l’obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto e non voglio illudermi che i 3 anni da qui al 2015, anno in cui l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto, riescano ad essere veramente esaustivi. Quello che mi auguro però è che in questi tre anni il mondo riesca a trovare delle condizioni di pace o di “armistizio” per garantire una qualità della vita che fondandosi su una migliore utilizzazione della terra possa offrire a tutti, soprattutto ai Sud del Mondo, alle donne e ai bambini, le condizioni per poter superare il 2015 e arrivare alla fine della loro vita in maniera naturale».

 

È inaccettabile, infatti, che ancora oggi troppo spesso si muoia di fame e per questo è necessario prevedere interventi che migliorino l’accessibilità al cibo, razionalizzino l’uso delle risorse e riducano i rischi ambientali che provocano danni alle popolazioni.

La Settimana UNESCO si inquadra nel Decennio di Educazione allo Sviluppo Sostenibile (2005 – 2014), la campagna mondiale proclamata dall’ONU che, negli anni, affronta i vari temi chiave dello sviluppo sostenibile ed è ormai un consolidato appuntamento di sensibilizzazione e di impegno. Oltre 700 le iniziative organizzate in tutta Italia, unico l’obiettivo: diffondere la conoscenza e la consapevolezza per il rispetto dei beni comuni e delle risorse del nostro pianeta. Mancano ormai due anni alla chiusura del Decennio. Cosa è stato fatto fino a ora e cosa invece va ancora implementato?

 

«Fino a ora – ha spiegato Puglisi – è stata fatta una cosa importantissima, ovvero la sensibilizzazione culturale. Uno degli obiettivi del decennio dell’UNESCO è proprio quello di suscitare interesse, attenzione e sensibilizzare le coscienze a trecentosessanta gradi. Quest’anno siamo riusciti a movimentare oltre 700 iniziative sparse per tutta l’Italia: un grande risultato se sommato a quello degli anni precedenti. Per il resto, occorrono le politiche e affinché ci siano le politiche c’è bisogno dei Governi, a loro volta legati a maggioranze solide. Per quanto riguarda il mondo occidentale, la speranza è che tutti i Paesi possano avere politiche, governi e maggioranze più che buone».

 

E la speranza, aggiungiamo noi, è che non si ripeta quanto accaduto nel precedente Decennio (1995 – 2004) che, incentrato sull’educazione alla cultura della pace, si è chiuso in modo catastrofico per le troppe guerre.

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