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Antartide, il maltempo impedisce il recupero della nave russa

Akademik Shokalskiy:il maltempo impedisce il recupero della nave russa

 

(Rinnovabili.it) – Neve, forti venti e la scarsa visibilità. Madre Natura sta continuando ad ostacolare tutti i tentativi di recupero della Akademik Shokalskiy, la nave di ricerca russa rimasta da quasi una settimana intrappolata nel ghiaccio antartico. Una situazione drammatica per le oltre 70 persone a bordo della Akademik, nonostante l’umore sia rimasto alto, che hanno assistito in questi giorni non ad uno bensì a tre tentavi di recupero andati a vuoto. Dopo il fallimento della rompighiaccio francese Astrolabe e quella cinese Xue Long (letteralmente Dragone di Neve), costrette a tornare indietro a causa dello spessore del ghiaccio, anche l’australiana Aurora Australis ha dovuto rinunciare temporaneamente all’impresa causa il maltempo che sta imperversando in questi giorni nell’area.

 

La portavoce dell’Autorità australiana per la sicurezza marittima (che sta coordinando il salvataggio), Lisa Martin, ha riferito che la rompighiaccio ha però già raggiunto il margine dello spesso banco di ghiaccio e sta attendendo ora che si esaurisca completamente il blizzard – forte vento polare caratterizzato da veri e propri “acquazzoni di neve” – prima di tentare di raggiungere la Shokalskiy. “La zona dove si trova la Akademik Shokalskiy è al momento sferzata da venti a 30 nodi e da tempeste di neve: queste condizioni meteorologiche hanno portato a scarsa visibilità e reso difficile e non sicuro per la Aurora Australis proseguire nel suo tentativo di assistere la nave”. Tuttavia, ha aggiunto la Martin, “le condizioni del ghiaccio sembrano migliorate, si nota qualche ammorbidimento e la comparsa di alcune crepe”; sono apparse, infatti, nello spesso blocco le prime crepe, facendo sperare che la rompighiaccio australiana possa finalmente avvicinarsi alla nave arenata.

 

La nave russa è rimasta bloccata dalla notte della vigilia di Natale a circa 1.500 miglia nautiche a sud di Hobart, la capitale dello stato di Tasmania in Australia. Delle 74 persone a bordo il più sono scienziati, impegnati dal 28 novembre scorso oltre che in precisi progetti di ricerca, a ripercorrere la celebre rotta  che l’esploratore australiano Douglas Mawson tracciò tra il 1911 e il 1914.

Tra i soccorritori a bordo della rompighiaccio australiana Aurora Australis  ci sono anche quattro ricercatori italiani  tra cui Paolo Zini dell’ENEA e Giulio Esposito del Cnr. Ecco la loro testimonianze rilasciata oggi:

 

Noi quattro stiamo tutti bene. Le condizioni di vita in nave sono confortevoli e il personale australiano è molto ospitale. Noi contraccambiamo cercando di renderci utili per ogni esigenza si viene a manifestare.
Questa mattina c’è stato un tentativo da parte della Aurora Australis di aprirsi una via tra i ghiacci per raggiungere la Akademik Shokalskiy. La nave australiana è riuscita ad arrivare fino a 8 miglia marine dalla nave russa per poi dover desistere per un forte vento che interessava la zona e che spingeva il ghiaccio contro l’Aurora Australis. Anche la scarsa visibilità ha reso impossibile proseguire. In questo momento, sono le ore 19:00 locali, l’Aurora Australis attende che le condizioni meteo migliorino stazionando in un braccio di mare aperto di fronte al ghiacciaio Mertz, poco distante dai ghiacci che tengono bloccata la Shokalskiy.
Intanto la macchina organizzativa australiana ha già preparato i piani di accoglienza dei passeggeri della Shokalskiy, per essere pronti appena le condizioni meteo permetteranno il trasferimento delle persone tra le due navi. Questo pomeriggio una portavoce del programma antartico australiano ha organizzato una riunione dove ha mostrato nei minimi dettagli le modalità di accoglienza, riconoscimento, assistenza e alloggio dei passeggeri della nave russa. Hanno richiesto aiuto, su base volontaristica, e noi quattro abbiamo aderito occupandoci di un aspetto della delicata operazione di imbarco dei nuovi passeggeri.

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