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L’Africa dichiara guerra al traffico illegale di rifiuti pericolosi

Per la prima volta 28 nazioni africane hanno chiesto un'azione rigorosa per evitare che i rifiuti elettrici ed elettronici del resto del mondo continuino a riversarsi nel loro territorio

L’Africa dichiara guerra al traffico illegale di rifiuti pericolosi

 

(Rinnovabili.it) – Basta essere considerata la discarica delle Nazioni sviluppate. L’Africa  per la prima volta nella sua storia, decide di affrontare l’annosa questione del traffico illegale di rifiuti pericolosi che sta trasformando stati come il Ghana o il Kenya, nella destinazione privilegiata di tutta quella merce costosa da smaltire per il Nord del mondo. Secondo un rapporto dell’Unep, solo nel 2009 dai paesi europei sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di dispositivi elettrici ed elettronici, di cui un terzo è diretto al recupero e al riciclaggio e il restante finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia.

 

Qualcosa ora potrebbe cambiare e stavolta per iniziativa dello stesso continente africano.  Il nuovo impegno e i futuri obiettivi  sono riportati, nero su bianco, nel documento finale della  prima Conferenza delle Parti (COP 1) della Convenzione di Bamako sul “Divieto di importazione in Africa e sul controllo dei movimenti transfrontalieri e di gestione dei rifiuti pericolosi”. In realtà la Convenzione di Bamako è stata adottata nel 1991 ed è entrata in vigore nel 1998, ma fino a quest’anno non aveva ancora avuto un risultato concreto. L’incontro ha riunito allo stesso tavolo 24 nazioni africane, concordi sulla necessità di arrestare il prima possibile il diffuso fenomeno delle pericolose discariche di RAEE attraverso una serie di passi precisi:

 

• migliorando o integrando la normativa esistente per prevenire il traffico illegale di rifiuti pericolosi nel proprio territorio e nel continente africano;

• creando e adottando una legislazione che renda i produttori di apparecchiature elettroniche legalmente responsabili del recupero dell’e-waste;

• considerando a livello legale tutte le apparecchiature elettroniche usate non più funzionati o non certificate come rifiuti pericolosi e prevenendo di conseguenza la loro importazione nel continente;

• adottando una legge ad hoc per controllare l’importazione di apparecchi a fine vita o vicini al fine.

 

Ad oggi la Convenzione è stata ratificata da Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Comore, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Gabon, Gambia, Libia, Mali, Mozambico, Mauritius, Niger, Senegal, Sudan, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda e Zimbabwe.