Una superficie forestata grande come il Portogallo è messa a rischio dall’industria del carbone. Sotto le radici degli alberi loro vedono solo miniere
(Rinnovabili.it) – Il carbone è il principale contribuente al cambiamento climatico di origine antropica. La deforestazione conta per circa un sesto delle emissioni globali. Quando però gli alberi vengono distrutti per far posto a miniere di carbone, il danno per il pianeta si moltiplica. Ma all’industria non importa, se è vero che 11,9 milioni di ettari di foresta in tutto il mondo – un’area più grande del Portogallo – sono minacciati dalle attività minerarie per l’estrazione di carbone. Una mappa di questo affronto al cambiamento climatico è contenuta nel rapporto dell’ONG europea Fern, intitolato “Doppio pericolo: la minaccia del carbone per le foreste”.
I luoghi dove la bomba ecologica è pronta a detonare sono diversi, ma le aree maggiormente estese sono in Australia, Canada, Indonesia, India, Colombia, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Repubblica Democratica del Congo.
Fern denuncia limitazioni nell’accesso alle informazioni, con molte omissioni nei dati richiesti per incrociare la localizzazione delle attività minerarie con la superficie forestata di molti Stati del mondo. In particolare, questo è accaduto per i 5 maggiori produttori di carbone. La Cina, ad esempio, il primo al mondo per produzione e consumo, non ha messo a disposizione alcuna cifra. Ecco perché dalla classifica e dalla mappa contenuta nel rapporto sono assenti dati relativi al questo Paese. Un fatto che lascia intendere come le aree a rischio siano molto più estese di quelle censite.
Non è solo un disastro ambientale quello che l’organizzazione intende mostrare ai negoziatori della COP 21 di Parigi. È anche una questione di diritti umani. La deforestazione per aprire miniere di carbone a cielo aperto è una minaccia per popoli indigeni e comunità che da generazioni vivono in quelle zone. Secondo la Banca Mondiale, 1,6 miliardi di persone sono da considerarsi “altamente dipendenti” dalle foreste. La continua erosione di questi terreni, fagocitati dall’industria più inquinante del mondo, è un atto che va contrastato invece che avallato dai leader globali. Ed è un perfetto esempio di come la giustizia ambientale e sociale siano parti di uno stesso processo.