Il fondo sovrano norvegese vale 900 miliardi di dollari ed è il più grande del mondo, e ha deciso di abbandonare gli investimenti nel carbone
(Rinnovabili.it) – La Norvegia ha deciso di abbandonare tutti gli investimenti nel carbone del suo fondo sovrano, il più grande del mondo, che vale complessivamente 900 miliardi di dollari e rappresenta uno dei 10 più importanti investitori nel settore. La mossa potrebbe scatenare un’ondata di disinvestimento da parte altri fondi di grandi dimensioni, secondo gli analisti di Carbon Tracker. Dopo l’ok all’unanimità del comitato finanziario della Norvegia, la misura sarà formalmente adottata dal Parlamento il 5 giugno.
Si prevede che, dal momento di entrata in vigore, costringerà il Norwegian Government Pension Fund (GPF) ad escludere le imprese con entrate derivanti dal carbone superiori al 30%, o che producono più del 30% della loro elettricità dal carbone. Già nel 2014 si erano sentiti i primi scossoni di un terremoto nel settore, quando il GPF aveva annunciato l’abbandono degli investimenti in 32 aziende legate all’industria del carbone. Di recente però, è stato smascherato il gioco delle tre carte dietro questa misura, che spostava semplicemente asset finanziari dalle compagnie minerarie ai produttori di energia elettrica. Come dimostra il rapporto di alcune ONG, intitolato “Still Dirty, Still Dangerous”, invece di diminuire le sue partecipazioni le ha addirittura aumentate, da 350 milioni di euro a circa 10 miliardi.
The largest sovereign wealth fund in the world has just agreed to divest. Can you feel the momentum? #DivestNorway pic.twitter.com/GX3Zc46trX
— 350 dot org (@350) 27 Maggio 2015
La scelta del comitato finanziario, che verrà ripresa fra una settimana dal governo, sembra rimettere le cose a posto. Potrebbe trattarsi della vittoria più significativa per la campagna sul cosiddetto divestment, promossa da 350.org e sostenuta anche dalle Nazioni Unite. Dall’immenso fondo sovrano di Oslo dovrebbero essere abbandonati investimenti per più di 8 miliardi di euro.
«Le partecipazioni nell’industria del carbone possono avere sia un rischio climatico che, in futuro, un rischio finanziario – ha detto Svein Flaatten del partito conservatore di governo, che ha raggiunto un accordo intergruppo per programmare la vendita delle quote.
La scelta del Paese nordeuropeo arriva sull’onda di analisi che hanno dimostrato come le riserve di combustibili fossili esistenti ad oggi nel mondo sono di molto superiori a quanto possa essere effettivamente estratto se si intende contenere l’aumento delle temperature globali medie sotto i 2 °C. Questo obiettivo prevede – secondo uno studio dell’UCL pubblicato su Nature – che l’80% delle riserve di carbone, e un terzo delle riserve di petrolio, debbano restare nel terreno fino al 2050.
Secondo Mark Campanale, fondatore del think thank Carbon Tracker, che fornisce analisi per favorire la nascita di un mercato globale dell’energia amico del clima, l’importanza della decisione della Norvegia è che, a causa delle dimensioni del fondo il disinvestimento sarà «un segnale importante per altri investitori», in grado di «creare un onda» globale.