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Le acque tossiche del fracking sversate su poveri e immigrati

Nei quartieri abitati da indigenti e minoranze le compagnie del fracking scaricano i reflui nocivi in pozzi di fortuna. Un altro caso di razzismo ambientale

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(Rinnovabili.it) – Dove scaveresti un pozzo di smaltimento per le acque reflue del fracking? Non certo a due passi dalla villa di un banchiere, né dall’attico di un magistrato e neppure nel giardino di un politico. Cercheresti il luogo ideale alle periferie del corpo sociale, dove famiglie a basso reddito vivono il loro calvario quotidiano, senza il denaro per accedere ai servizi minimi. Qui troverai immigrati ispanici, afroamericani, il genere di umanità perfetto per convivere con le scorie della produzione di oil e gas shale. Si ammaleranno, forse, ma non sarà un problema. Le autorità non danno troppo peso a chi non ha potere.

Nella zona dell’Eagle Ford shale, una formazione rocciosa che racchiude un vasto giacimento di gas da scisti lungo tutta la fascia sud del Texas, funziona esattamente così. L’analisi condotta da tre ricercatori americani ha rivelato che i quartieri poveri e abitati da minoranze sono spesso contigui ai pozzi di smaltimento delle acque reflue del fracking.

 

Le acque tossiche del fracking sversate su poveri e immigrati 6Dopo lo sfruttamento di un bacino di gas, in media vengono riassorbiti 5 milioni di litri di acque miste a sostanze chimiche, molte delle quali cancerogene. I pozzi di smaltimento che devono accoglierle rappresentano un costo per le aziende: molte lo aggirano rovesciando i rifiuti tossici direttamente nei corsi d’acqua, altre scavano piscine spesso impermeabilizzate alla bell’e meglio. Da qui trafilano nel terreno liquidi innominabili, mentre nell’aria si innalzano vapori mefitici che raggiungono le case.

Uno degli autori della ricerca, Jill Johnston, insegna presso la University of Southern California di Keck School of Medicine. Ha coniato un’espressione che descrive in maniera sintetica e precisa lo stato di cose. Secondo lui, si tratta di «un altro esempio del razzismo ambientale» diffuso nel Paese.

 

Questa, infatti, non è solo una storia texana. Simili studi con analoghi risultati sono stati condotti anche in Pennsylvania. Nulla di nuovo rispetto ai disastri ambientali uniti a violazioni dei diritti umani di cui si sono macchiate le grandi corporation del petrolio in Ecuador o in Nigeria. Il principio è sempre lo stesso. Tocca a chi non ha rappresentanza politica, peso economico, potere, portare convivere con le scorie della società capitalista.

La tossicità dei reflui prodotti dal processo di fratturazione idraulica è più volte stata denunciata da studi scientifici e documentari, che hanno certificato la contaminazione delle acque potabili e le patologie sviluppate dalle comunità locali.