Uno studio apparso su Nature Sustainability invita a ripensare le politiche di mitigazione e adattamento a partire dall’impatto congiunto di alte temperature e periodi siccitosi
Gli stress climatici multipli riguarderanno il 90% della popolazione mondiale
(Rinnovabili.it) – Nel 2022, 67 milioni di francesi hanno vissuto l’anno più caldo della loro vita, più di 4 decimi di grado più caldo del record precedente segnato nel 2020. Come gran parte degli altri europei. Ma per chi abita oltralpe, l’anno scorso è stato anche uno dei più siccitosi di sempre: nell’Hexagone ha piovuto il 25% meno del normale. L’Italia è su valori simili: il 2022 ha segnato il record di caldo con +1,15°C sulla media degli ultimi 30 anni, praticamente il doppio del primato del 2018 (+0,65°C), e il bilancio di fine anno segna un deficit di pioggia del 30%. Sono anni eccezionali? Sì, nel clima di oggi. Ma l’accoppiata caldo torrido-siccità diventerà sempre più normale. Esponendo anche il 90% della popolazione mondiale a stress climatici multipli.
Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Sustainability che -va sottolineato- indaga lo scenario emissivo peggiore. Benché sia considerato improbabile, il suo verificarsi e le conseguenze che comporta per l’uomo, gli ecosistemi, le società, non possono ancora essere scartati del tutto. Ovviamente, lo studio va preso per quello che è: non una descrizione del futuro più probabile che ci attende, ma l’immagine di un futuro possibile. Un esercizio molto utile, ribadiva un saggio apparso su Pnas pochi mesi fa, non per fare catastrofismo ma per sviluppare una gestione del rischio più consapevole e capace di adattarsi meglio. Analizzare come e perché questi scenari estremi si possono verificare aiuta a prevenirli meglio.
Gestire bene l’acqua per limitare l’impatto di stress climatici multipli
Secondo Jiabo Yin e Louise Slater, autori della ricerca in forze rispettivamente alle università di Wuhan e Oxford, nello scenario emissivo peggiore (RCP8.5) l’intensità di stress climatici multipli, in particolare caldo estremo e scarse precipitazioni, aumenta di 10 volte.
L’acqua, e la sua gestione, è il nocciolo della questione. “Secondo le proiezioni, la frequenza dei rischi estremi multipli si intensificherà di dieci volte a livello globale a causa degli effetti combinati del riscaldamento e della diminuzione dello stoccaggio dell’acqua terrestre, nello scenario di emissioni più elevato”, spiegano gli autori. Che specificano: “oltre il 90% della popolazione mondiale e del PIL sarà esposto a rischi multipli crescenti nel clima futuro, anche nello scenario di emissioni più basso”.
A questi dati, gli autori arrivano dopo aver simulato la produttività di diversi ecosistemi nello scenario ad alte emissioni fissato come riferimento dall’Ipcc, calcolando l’impatto congiunto di caldo e siccità. Ne derivano un budget di carbonio globale molto più ristretto di quello ritenuto più probabile finora, principalmente a causa dell’incapacità di molti ecosistemi naturali di continuare a funzionare da pozzi di carbonio.