L’acqua che perdiamo in fase di distribuzione è il 42,2% di quella che viene immessa in acquedotto
(Rinnovabili.it) – Acqua ne abbiamo in abbondanza, ma la gestiamo malissimo. Ogni giorno, per via dell’infrastruttura di distribuzione fatiscente, perdiamo 157 litri per ogni abitante. Lo spreco di acqua in Italia è un problema cronico con dimensioni enormi: l’acqua dispersa dagli acquedotti basterebbe per soddisfare il fabbisogno idrico di 43 milioni di persone, più di 7 italiani su 10. Lo rivela l’Istat in un dossier sulla gestione idrica nel Belpaese pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) che si celebra oggi, 22 marzo.
Numeri, quelli dello spreco di acqua in Italia, che stridono ancora di più in un periodo di siccità grave come quello in cui il paese si trova da ormai più di due anni. Il deficit idrico è peggiore di quello del 2022, i livelli nivologici (da cui dipende il 60% dell’acqua del Po e dei suoi affluenti) sono ai minimi storici, e a inizio marzo in Piemonte, la regione finora più colpita, una ventina di comuni dovevano già ricorrere alle autobotti a causa della carenza d’acqua.
Tutti i numeri dello spreco di acqua in Italia
Partiamo dal dato più importante: l’acqua che perdiamo in fase di distribuzione è il 42,2% di quella che viene immessa in acquedotto. La differenza tra i volumi immessi (8,1 miliardi di metri cubi, sufficienti per un consumo idrico pro capite di 373 litri/giorno) e quelli erogati arriva a 3,4 mld m3. Una quantità sufficiente per riempire più di 2300 volte il Colosseo.
A causa delle dispersioni in distribuzione, agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendenti sia i volumi fatturati agli utenti finali sia quelli forniti a uso gratuito. Complessivamente, nel 2020, il volume erogato è il 51,0% del volume prelevato.
E la tendenza è un progressivo peggioramento. Nel 1999 venivano erogati 250 litri/giorno pro capite e lo spreco di acqua in Italia era il 32,6% di quella immessa in rete. Nel 2012 si passa a 238 litri/giorno e il 37,4% di spreco. Poi i volumi continuano a scendere e le perdite a crescere: 222 litri e 41,4% di spreco nel 2015, 217 litri e 42% di spreco nel 2018. Fino ai valori di oggi.
“Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e, benché molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi, la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo”, scrive l’Istat.
In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%). Male anche la situazione a livello di comuni. Più della metà dei comuni italiani (il 57,3%) ha perdite idriche totali in distribuzione uguali o superiori al 35% dei volumi immessi in rete. Un comune su quattro ha perdite di almeno il 55%.
E nel resto del mondo?
Se lo si guarda da una prospettiva globale, appare ancora più evidente l’urgenza di metter mano al problema dello spreco di acqua in Italia. Secondo un dossier di UN Water, la domanda di acqua in ambito urbano è destinata a crescere dell’80% entro metà secolo. La carenza d’acqua riguarda già 1 miliardi di persone, che saliranno a 1,7-2,4 nel giro di 30 anni. E sta diventando sempre più frequente nelle aree rurali in tutto il mondo.
“L’evidenza scientifica è che abbiamo una crisi idrica. Stiamo abusando dell’acqua, inquinando l’acqua e modificando l’intero ciclo idrologico globale attraverso le conseguenze sul clima. È una tripla crisi”, sottolinea Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research e co-presidente della Global Commission on the Economics of Water.