Pioggia e neve recenti non hanno davvero risollevato la situazione della siccità in Nord Italia
(Rinnovabili.it) – Le previsioni meteo delle ultime settimane avevano fatto tirare qualche respiro di sollievo. Ma le piogge e le nevicate non hanno davvero risollevato la situazione della siccità in Nord Italia. Sorvegliato speciale soprattutto il Piemonte, dove è ancora in corso una “crisi idrologica che pare senza fine”. La cui ombra si allunga sul 2023.
I numeri della siccità in Nord Italia
È l’allarme diramato dal monitoraggio settimanale dell’Anbi, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. Oggi il Po in terra sabauda ha una portata inferiore a quella dello scorso anno. A Torino il deficit arriva al 50%. E non è il caso peggiore. In altre stazioni di rilevamento l’ammanco supera addirittura l’80%. Le conseguenze si vedono e si avvertono, ovviamente, anche più a valle. Così la condizione di siccità in Nord Italia vale anche per Lombardia ed Emilia-Romagna. Dove, a Piacenza, si registrano i nuovi minimi storici.
“La critica condizione idrica del fiume Po si trascina da Dicembre 2020 e condiziona l’economia agricola, nonchè l’agroalimentare” in tutta la pianura padana, commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi. Secondo il quale è necessario “un nuovo approccio” per affrontare una situazione di siccità ormai cronica, che sicuramente si ripresenterà più di frequente nei prossimi decenni: “bisogna tesaurizzare ogni goccia d’acqua, aumentando la permanenza sul territorio di apporti idrici sempre minori. È indispensabile una nuova cultura, che metabolizzi come i cambiamenti climatici stiano determinando la fine dell’abbondanza idrica sul Nord Italia”.
In sofferenza anche i laghi. Nel lago di Garda c’è la metà dell’acqua rispetto a un anno fa. Il fiume Livenza è calato di 86 cm in appena una settimana. In Lombardia la neve ha aiutato, ma in modo ancora insufficiente. La neve caduta, stimata in 951,9 milioni di metri cubi contro una media di 1644,7, cioè oltre il 30% in meno, “ha lievemente rimpinguato le riserve idriche, cresciute di quasi il 6% sul 2022”, scrive l’Anbi. Ma restano inferiori alla media del periodo del 47,2%.