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Non dimentichiamo l’acqua: servono 7,2mld per contrastare la siccità

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Investimenti infrastrutturali e riciclo nella ricetta anti siccità

(Rinnovabili.it) – La crisi sanitaria che sta attraversando l’Italia ha focalizzato su di sé tutta l’attenzione mediatica. Ma una volta esaurita l’emergenza sarà necessario riprendere in mano tutti quei temi oggi messi in stand-by. Tra questi c’è anche la questione idrica e la lotta alla siccità, come ricorda stamane Utilitalia. “Stiamo lasciando alle spalle un inverno eccezionalmente siccitoso”, spiega il presidente della Federazione, Giovanni Valotti sottolineando come non si tratti più di un caso isolato. “Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo”.

Già da diverse settimane è evidente il livello crescente di crisi idrica nazionale e le difficoltà manifestate soprattutto in Puglia, Basilicata e Sicilia. L’Italia ha visto negli ultimi anni il susseguirsi di situazioni climatiche estreme. Ciò ha causato diffusi regimi idrologici di magra, la mancata ricostituzione delle scorte naturali (nevai, ghiacciai, falde, laghi) e una maggiore richiesta di acqua per qualunque attività umana.

A fronte di fenomeni climatici estremi sempre più frequenti, per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile, la Federazione ha stimato servano 7,2 miliardi di euro di nuovi investimenti infrastrutturali. Si tratta di serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. 

La prima criticità da risolvere riguarda la vetustà delle reti e degli impianti. Oggi in fatti l’Italia registra perdite di rete superiori al 42 per cento, mentre il 60 per cento delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70 per cento nei grandi centri urbani); il 25 per cento di queste supera i 50 anni (arrivando al 40 per cento nei grandi centri urbani). 

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Una per compensare i periodi di siccità è il riuso di acque depurate in agricoltura.  Peccato che in Italia l’attuale quadro normativo del riuso impone ancora restrizioni alla sua diffusione. La situazione dovrebbe cambiare con il recepimento della nuova direttiva europea, ma nel frattempo il Paese tratta e ricicla ogni anno solo il 2% delle acque reflue.

Il nostro Paese – evidenzia il presidente di Utilitalia  ha enormi problemi legati all’acqua: siccità d’estate, alluvioni in autunno, grandi rischi idrogeologici in molte aree territoriali. Così come fatto con il piano energia clima, serve un grande piano per la gestione della risorsa idrica, capace di delineare ambiziosi obiettivi per il futuro e di sfidare le imprese al loro raggiungimento”.

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