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Dossier Jrc, le Alpi italiane sono il campanello d’allarme per la siccità in Europa

Siccità in Europa: Jrc, rischio di impatti gravi ed estremi
crediti: Jrc

Il centro di ricerca in-house della Commissione aggiorna l’analisi sulla siccità in Europa

(Rinnovabili.it) – Nord Italia, Francia e Spagna sono messe in ginocchio dalla siccità. Sugli strascichi della carenza d’acqua dell’anno scorso si è aggiunto un inverno “eccezionalmente secco e mite”. Così, già all’inizio della primavera, si riscontrano anomalie “considerevoli” nell’umidità del suolo e nella portata dei fiumi. E crescono le preoccupazioni per la disponibilità d’acqua, l’agricoltura e la produzione elettrica. Lo riporta l’analisi del Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea sullo stato della siccità in Europa aggiornato a marzo.

Rischio siccità estrema nel 2023

Un elevato rischio siccità per il 2023, quindi. Il centro di ricerca in-house dell’esecutivo europeo conferma le sue previsioni di fine 2022 e gli allarmi di Anbi, che già a gennaio sottolineava un deficit idrico superiore a quello dell’anno scorso nello stesso periodo. “Queste condizioni di fine inverno sono simili a quelle del 2022, che hanno portato a una siccità da grave a estrema e a impatti successivi in quell’anno”, scrivono gli autori del rapporto del Jrc. Le prossime settimane saranno decisive. La quantità di pioggia sarà “cruciale” per determinare l’andamento della siccità attuale e dei suoi impatti.

Finora le precipitazioni disegnano un quadro desolante. “Persistenti anomalie negative delle precipitazioni interessano molte zone dell’Europa da più di un anno”, si legge nel rapporto. Negli ultimi 12 mesi, considerando l’indice dell’accumulo di pioggia sui 12 mesi (Standardized Precipitation Index, SPI), le regioni più secche sono l’Italia settentrionale, la Polonia del Nord, la costa del mar Nero, la maggior parte di Francia e Germania. Se si restringe il campo agli ultimi 3 mesi, cioè l’inverno appena concluso, il deficit di precipitazioni è maggiore sulle Alpi, in Germania meridionale e in Francia orientale.

Neve poca e solo ad alta quota

A gettare un’ombra lunga sulla gravità dello stress idrico nei prossimi mesi e in estate è la poca neve caduta in montagna. “Alla fine di febbraio 2023, la distribuzione della neve sulle Alpi era scarsa, con un limite di neve più alto del solito e un manto nevoso più sottile del solito, a causa delle scarse precipitazioni e della temperatura invernale più calda della media”, scrive il Jrc. Sotto i 2000 metri è raro trovare una copertura nevosa e anche a quote più elevate, spesso, si tratta di poche decine di centimetri.

A differenza del 2022, quando era stato colpito soprattutto il Nord-Ovest dell’arco alpino sul versante italiano, quest’anno anche la parte orientale è rimasta a secco. Secondo i calcoli del Jrc, sulle Alpi italiane l’equivalente idrico della neve (Snow Water Equivalent), ovvero la quantità di acqua stoccata sotto forma di neve e disponibile per i prossimi mesi, è di appena 2,9 miliardi di metri cubi (Gm3). La media del 2011-2021 è di 8,7 Gm3, mentre l’annata molto secca dell’anno scorso aveva comunque raccolto 4 Gm3. Il 2023 quindi segna -67% sulla media e -27,5% sul 2022.

Previsioni poco favorevoli

Secondo il Jrc, fino ad aprile la siccità in Europa dovrebbe restare sui livelli attuali. Le condizioni infatti dovrebbero restare molto vicine alla norma su gran parte del continente, mentre l’Europa occidentale dovrebbe avere condizioni leggermente più secche della media 1981-2016. Tuttavia, da maggio le cose potrebbero peggiorare: “Le previsioni stagionali fino a maggio 2023 indicano condizioni probabilmente più calde del solito in Europa, con anomalie positive maggiori nelle regioni centro-meridionali”.

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