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La siccità in Brasile mette in ginocchio idroelettrico e ripresa post-Covid

Siccità in Brasile: idroelettrico e agricoltura in ginocchio
via depositphotos.com

Gli esperti prevedono che la siccità in Brasile durerà 18-24 mesi

(Rinnovabili.it) – I livelli idrici nei bacini artificiali sono calati del 30% rispetto alla norma. Da febbraio le piogge sono state poche, quasi zero, e non li hanno ricaricati. Così come non hanno dato una mano all’agricoltura. La siccità in Brasile inizia a fare davvero paura. A rischio c’è la ripresa economica dopo il tonfo causato dal Covid.

Dighe e agricoltura sono due tasselli essenziali del paese in questa fase. Dall’idroelettrico, il Brasile ricava il 60% della sua elettricità. Ma con i livelli dell’acqua che scendono nulla è garantito. E il settore primario è quello che sta trainando il rimbalzo post pandemia. Ma senza acqua inizia a vedere nero. Tanto più che la siccità in Brasile, prevedono gli esperti, dovrebbe durare tra i 18 e i 24 mesi. E rischia di diventare un problema cronico con il cambiamento climatico.

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All’orizzonte c’è un possibile cortocircuito che sta preoccupando la politica brasiliana. Se la situazione peggiora, idroelettrico e agricoltura non possono essere salvati entrambi. La scorsa settimana, l’Agenzia nazionale per l’acqua e i servizi igienico-sanitari ha dichiarato ufficialmente una “critica carenza di risorse idriche” da qui a novembre per il bacino del fiume Paranà. È il cuore della capacità idroelettrica del Brasile.

Significa che si prepara il terreno per trattenere più acqua nei bacini artificiali. Diminuendo quindi il flusso rilasciato a beneficio delle attività che si trovano a valle. Ma ciò abbasserebbe i livelli dei fiumi, già sotto la media del periodo. Col rischio di mettere al tappeto i settori dei trasporti e dell’agricoltura.

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Intanto l’agenzia nazionale per l’elettricità ha già imposto una tassa aggiuntiva sui consumi. Mossa che si riflette sull’industria. E la siccità in Brasile sta colpendo soprattutto gli stati agricoli, facendo barcollare un settore che nel 2021 ha fatto registrare una crescita di oltre il 5,5% trainando tutta l’economia nazionale. La ripresa però è fragile e anche abbastanza asfittica: il crollo nel 2020 fu del 4,1%, quest’anno il PIL nel primo quadrimestre ha segnato appena +1,2%.

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