Fiumi e laghi in forte sofferenza, scarsa la neve accumulata in montagna: a febbraio la situazione appare già preoccupante e cresce la pressione per una strategia governativa di contrasto
Siccità 2023, nel Nord Italia è già emergenza
(Rinnovabili.it) – La siccità 2023 in Italia potrebbe essere ancora più grave e devastante di quella del 2022. E per il Nord del Paese è emergenza già a febbraio. Tra piogge scarse o inesistenti, neve rara e temperature che tornano già ad alzarsi, la crisi è tangibile e ha iniziato a toccare anche l’acqua potabile: sette comuni del Piemonte sono costretti in questi giorni a dissetare i propri cittadini attraverso le autobotti.
I dati raccolti dall’AMB lo confermano. Mentre la portata dei fiumi continua a decrescere in Piemonte il deficit nel manto nevoso arriva a toccare il 50%. “In Lombardia, dove la riserva nivale è inferiore di quasi il 54% rispetto alla media storica – spiega l’ANBI – la portata del fiume Adda scende a 59 metri cubi al secondo, cioè oltre il 21% in meno rispetto all’anno scorso. In Veneto, i principali fiumi ristagnano ai livelli minimi del decennio. In Emilia Romagna, le portate dei fiumi sono generalmente in calo ed è impietoso il confronto con le medie storiche del periodo”. Una situazione che non diverrà più facile con il passare dei mesi, con conseguenze dirette sulla produzione agricola nazionale e anche quella energetica.
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Un destino ineluttabile? Non necessariamente. Se è vero da un lato che la risposta governativa alla crisi idrica è stata finora insufficiente, lo è anche dall’altro l’esistenza di un certo spazio di manovra. In questo spazio Legambiente ha definito 8 proposte con cui realizzare una strategia contro la siccità 2023.
“Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – e che permetterebbe di rendere più competitiva e meno impattante l’intera filiera.
Una strategia idrica nazionale
- Favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare;
- Prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini;
- Mettere in campo interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione;
- Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;
- Riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;
- Utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi;
- Favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;
- Introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.