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Servizi igienico-sanitari: il report ONU lancia l’allarme

Decenni di sottofinanziamento delle infrastrutture idriche stanno mettendo in serio rischio la sicurezza di numerosi paesi, soprattutto a causa della pandemia da coronavirus.

Servizi igienico-sanitari
Credits: billy cedeno da Pixabay

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’ONU denuncia lo stato dei servizi igienico-sanitari nel mondo

(Rinnovabili.it) – Ieri, domenica 22 marzo, è stata la Giornata mondiale dell’acqua. Per l’occasione, le Nazioni Unite hanno presentato il rapporto annuale sullo sviluppo idrico, in cui si denuncia che decenni di sottofinanziamento delle infrastrutture idriche stanno mettendo in serio rischio numerosi paesi nel mondo. A maggior ragione durante la crisi dovuta alla diffusione del coronavirus, infatti, oltre la metà della popolazione globale non ha accesso a servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro.

Richard Connor, caporedattore del rapporto, ha dichiarato al Guardian che, da un punto di vista politico, i temi inerenti ai servizi igienico-sanitari vengono spesso trascurati, soprattutto perché i vantaggi economici di spese e investimenti per una loro migliore gestione non sono immediati. “Uno dei motivi alla base del gap di investimento in acqua e servizi igienico-sanitari è che questi servizi sono percepiti principalmente come un problema sociale – e in alcuni casi ambientale – piuttosto che economico”, ha dichiarato Connor, “tuttavia, i costi economici di una pandemia sono enormi, sia per i mercati azionari, sia per le singole famiglie. Comprendere l’importanza economica dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari dovrebbe quindi fornire una buona ragione per maggiori investimenti.

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Un altro motivo per cui i servizi igienico-sanitari sono spesso trascurati è che le persone sono disposte a pagare per l’acqua che entra nelle loro case, ma non per l’acqua che esce. “Una volta scaricata nel water o nello scarico dei lavandini, l’acqua scompare e diventa il problema di qualcun altro”, ha dichiarato Connor. “Il trattamento delle acque reflue è molto volte più costoso rispetto al trattamento delle acque di fonte. Quindi, senza la volontà da parte degli utenti, spetta ai governi pagare il conto. Ma poiché essi non riconoscono il valore economico del trattamento delle acque reflue, la volontà politica per affrontare questa spesa è bassa”.

l consumo di acqua è aumentato di sei volte nel secolo scorso e sta continuando ad aumentare di circa l’1% all’anno a causa dell’aumento della popolazione. Tuttavia, la crisi climatica fa sì che un numero sempre maggiore di zone del mondo subirà un forte stress idrico, comprese le regioni in cui le forniture sono sempre state tradizionalmente abbondanti, come zone dell’Europa, dell’Asia e del Nord America. Secondo il rapporto ONU, occorre concentrarsi su una migliore comprensione dei legami tra problemi idrici, infrastrutture idriche e crisi climatica. Mentre nell’ultimo decennio sono stati spesi miliardi di investimenti per ridurre le emissioni di gas serra in tutto il mondo, poche risorse sono state dedicate all’approvvigionamento idrico e, soprattutto, all’opportunità di utilizzare progetti idrici proprio per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, migliorando al contempo l’accesso all’acqua pulita.

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Il trattamento delle acque reflue è un chiaro esempio: esse generano tra il 3% e il 7% di tutte le emissioni di gas serra a livello globale e potrebbero essere trasformate da fonte di carbonio a fonte di energia pulita, catturando il metano e utilizzandolo come gas naturale. Attualmente, tra l’80% e il 90% delle acque reflue di tutto il mondo viene scaricato nell’ambiente senza trattamento. “L’acqua non deve essere un problema, anzi: può far parte della soluzione alla crisi climatica, ha affermato Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco. “L’acqua può supportare gli sforzi sia per ridurre i gas a effetto serra, sia per adattarsi ai cambiamenti climatici”.