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Scarsità d’acqua e risorse contese. Come cambia l’agricoltura al 2050 secondo la Fao

scarsità d'acqua
Foto di minka2507 da Pixabay

 L’area coltivata del mondo è cresciuta del 12% negli ultimi 50 anni

(Rinnovabili.it) – L’area coltivata del mondo è cresciuta del 12% negli ultimi 50 anni. L’area globale irrigata è raddoppiata nello stesso periodo, e questa è la quota maggiore dell’aumento netto della terra coltivata. Nel frattempo, la produzione agricola è cresciuta tra 2,5 e 3 volte, grazie al significativo aumento del rendimento delle principali colture. Ma il degrado dei suoli e la crescente scarsità d’acqua continuano a gettare una luce sinistra sulla capacità globale di sfamare l’umanità e preservare gli ecosistemi nei prossimi decenni.

L’avvertimento arriva dalla Fao, che ha da poco pubblicato il rapporto annuale State of the World’s Land and Water Resources for Food and Agriculture. Un dossier che fa il punto sulle potenzialità del sistema alimentare mondiale di sfamare la popolazione globale che nel 2050 sarà di 10 miliardi di esseri umani.

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Per sfamare tutti, la produzione di cibo dovrà crescere del 50%. Mettendo così nuove pressioni sugli ecosistemi. Il rapporto prevede che i prelievi di acqua per uso agricolo “dovranno aumentare a più di 2900 km3/anno entro il 2030 e quasi 3000 km3 /anno entro il 2050. Questo indica un aumento netto del 10 per cento tra oggi e il 2050”. Ma la scarsità d’acqua crescerà. E l’acqua diventerà anche una risorsa sempre più contesa. La domanda da parte dei centri urbani (per uso domestico) e dell’industria crescerà più rapidamente di quella dell’agricoltura e porta questi settori in rotta di collisione.

Sul fronte del degrado di suolo, la sfida sottolineata dalla Fao è di evitare un boom. Oggi colpisce già un terzo dei terreni agricoli, più di 1,5 milioni di ettari. E potrà peggiorare a causa della pressione demografica, oltre che del cambiamento climatico. Le aree urbane occupano appena lo 0,5% della superficie terrestre ma questo dato è destinato a crescere con il trend di urbanizzazione spinta in atto. Questo significa non tanto più consumo di suolo – in realtà il dato pro capite è sceso del 20% tra 2000 e 2017 – quanto più consumo di risorse idriche e inquinamento di terreni agricoli.

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