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Produzione di litio: richiesta una nuova indagine sul Salar de Atacama

Salar de Atacma
Credits: grebmot da Pixabay

Il presidente del tribunale di Antofagasta chiede uno studio sulla sostenibilità del Salar de Atacama

(Rinnovabili.it) – Il tribunale ambientale di Antofagasta, in Cile, ha rinnovato la richiesta di uno studio sull’acqua nel Salar de Atacama, la più grande fonte di approvvigionamento di litio al mondo. La gestione dell’acqua, infatti, è stata a lungo un punto critico di un habitat altamente fragile, che ha spinto la società mineraria Albemarle e la sua principale concorrente, la SQM (Società Chimica e Mineraria di Cile), a cercare di rendere sostenibili le proprie attività di estrazione in vista di un’impennata del mercato di ‘oro bianco’.

Mauricio Oviedo, presidente del tribunale ambientale di Antofagasta (regione che ospita tutta la produzione di litio del paese) ha dichiarato che “se il Cile vuole continuare a gestire il Salar de Atacama, dovrebbe avere un modello in grado di dare a tutti maggiori certezze sulla possibilità di implementare miniere sostenibili.

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Già a dicembre dello scorso anno il tribunale aveva richiesto uno studio sulla gestione dell’acqua, nel momento in cui era stato proposto un piano di bonifica da 25 milioni di dollari che non convinceva da un punto di vista scientifico. In quell’occasione, però, l’agenzia di sviluppo cilena Corfo, che sovrintende alle attività di estrazione nel Salar de Atacama, ha ripetutamente rinviato lo studio.

La decisione di Oviedo ha riacceso le preoccupazioni sulla capacità di SQM e di Albemarle di aumentare la produzione per soddisfare la domanda in rapida crescita da parte dell’industria dei veicoli elettrici e, al contempo, di garantire la sostenibilità del Salar. “Oggi, lo stato della salina è molto fragile e c’è ancora con molta incertezza scientifica”, ha sottolineato Oviedo.

Anche le principali case automobilistiche tedesche, Volkswagen e Daimler, si sono unite quest’anno alla richiesta di una più sostenibile estrazione del litio in Cile, segno di crescenti preoccupazioni per la catena di approvvigionamento, in vista del boom del mercato di veicoli elettrici.

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