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Rischio siccità nel 2023: siamo messi peggio dell’anno scorso

Rischio siccità nel 2023: siamo messi peggio dell’anno scorso
Le Alpi innevate il 18 dicembre 2022, dopo le uniche buone nevicate della stagione. In meno di un mese il manto nevoso si è ridotto notevolmente. Crediti: Copernicus, Sentinel-3

Anbi: il rischio siccità nel 2023 è concreto

(Rinnovabili.it) – Pioggia e neve cadute in queste settimane non bastano a cancellare, o anche solo a sanare, il deficit idrico dell’Italia. Le cicatrici della siccità del 2022, la più grave del dopoguerra, sono profonde. Ma c’è la possibilità che anche il 2023 segua le orme del suo predecessore. Il rischio siccità nel 2023 è concreto: è l’allarme lanciato oggi dall’Anbi guardando i dati delle portate dei fiumi e del riempimento dei laghi nella penisola.

“Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato ed il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni”, commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi. L’Osservatorio sulle risorse idriche dell’ente oggi certifica l’impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali. In pratica, o piove e nevica più di quanto abbiamo visto a dicembre, o saremo punto e a capo in primavera-estate.

È il Nord l’area più in sofferenza. I dati dei grandi laghi sono peggiori di quelli del gennaio 2022, quando già la situazione era compromessa da mesi di deficit di precipitazioni significativi. La percentuale di riempimento del lago Maggiore è al 18%, il lago d’Iseo al 20,7%, il lago di Como al 23,5%, il lago di Garda al 36,4%. La situazione del manto nevoso getta poi un’ombra scura sul rischio siccità nel 2023. Nell’immagine qui sotto si vede chiaramente l’ammanco di neve al 12 gennaio 2023 (sinistra) rispetto alla stessa data del 2022 (centro) e del 2018 (destra). Il colore bianco indica un manto superiore ai 200 cm, il viola superiore ai 40 cm, il blu da 1 a 30 cm

crediti: Ventusky

Le piogge non bastano per scacciare il rischio siccità nel 2023

Resta in sofferenza il Po. Nonostante le recenti piogge ha portata dimezzata a Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa 1/3 della portata del 2021. Mentre a Pontelagoscuro, nel ferrarese verso la foce, manca all’appello circa il 30% della portata media ed il livello delle acque è largamente inferiore all’anno scorso.

Anche là dove ha piovuto molto più della media a dicembre, come in Veneto, il deficit resta e agita lo spettro del rischio siccità nel 2023. Nonostante un +35% di piogge in media sulla regione, e specialmente sul bacino del Po (qui +90%), a fine dicembre il deficit pluviometrico superava ancora i 90 mm con ulteriori ritardi nella ricarica della falda (in gran parte ai minimi storici) e scarsità di risorsa idrica su buona parte dell’alta pianura, dove si sono registrati livelli inferiori ai minimi assoluti rilevati negli scorsi 20 anni.

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