Intervista a Luigi Patìmo, Country Manager ACCIONA Italia
Il valore strategico dell’acqua, in un contesto di cambiamenti climatici e geopolitici radicali, è ormai attenzionato da tutte politiche internazionali.
E parliamo non solo di acqua potabile, elemento insostituibile per la vita di tutti noi, ma anche di quella necessaria ad irrigare i campi. In questi crescenti bisogni si è distinta a livello internazionale l’azienda spagnola Acciona che nel tempo si è specializzata in servizi e tecnologie per ottimizzare tutti servizi idrici. Compreso quello in grande sviluppo che consente di produrre acqua potabile dall’acqua di mare. Per capire la storia e l’organizzazione di questa virtuosa società, abbiamo incontrato il suo Country Manager in Italia, l’ing. Luigi Patìmo.
Ing. Patìmo, ACCIONA è una realtà internazionale particolarmente impegnata su vari settori. Qual è per voi più importante e quali sono le potenzialità del mercato italiano?
ACCIONA è presente in Italia dal 2000 e ci occupiamo prevalentemente di costruzioni civili, infrastrutture idriche ed energie rinnovabili.
In questo Paese abbiamo individuato alcuni asset sui quali ci sentiamo all’avanguardia grazie alla profonda esperienza maturata a livello mondiale. Ci siamo focalizzati principalmente nel settore idrico, costruendo infrastrutture per conto di clienti soprattutto nel Centro-Sud, consolidando pian piano la nostra presenza su tutto il territorio nazionale. Oggi siamo presenti in dieci regioni, con impianti di depurazione e potabilizzazione, operando per le principali utility italiane, grazie a una squadra di 800 persone distribuite uniformemente sul territorio.
Per quanto riguarda le grandi infrastrutture, siamo stati attivi all’inizio degli anni 2000 con progetti come il satellite dell’Aeroporto di Fiumicino e il tratto di alta velocità Milano-Bologna. Nel frattempo, la Divisione Acqua, da me fondata nel 2000, è cresciuta costantemente ed è arrivata a celebrare 24 anni di attività in Italia proprio pochi giorni fa.
Qual è stato il segreto della vostra crescita costante nelle diverse stagioni socio-economiche italiane?
Abbiamo utilizzato un metodo che non è proprio da multinazionale: invece di acquisire altre aziende per consolidarci, abbiamo preferito crescere in modo lento e organico. La nostra capillarità ci ha permesso di essere sempre vicini ai clienti e di risolvere i loro problemi. Questo è stato il nostro segreto.
Parliamo del tema dell’acqua. Il vostro è un servizio idrico integrato. Cosa significa esattamente e quali sono le potenzialità in un Paese come l’Italia, che sembra avere quasi il 50% di perdite sulla distribuzione?
Il dato a cui lei si riferisce è emblematico: in alcune zone in effetti le perdite superano il 50%, mentre in altre fortunatamente il dato è più contenuto. Il servizio idrico integrato consiste nella gestione completa di tutte le fasi legate all’acqua: captazione, distribuzione e bollettazione. Questo servizio deve garantire un alto livello di qualità ai cittadini. Da qualche anno abbiamo un regolatore unico, ARERA, che stabilisce le tariffe e monitora le società che non investono. In Italia ci sono oltre 400 gestori idrici, con differenze significative tra grandi utility come Acea, Iren, Hera, A2A, e piccole realtà meno efficienti. È un problema serio, soprattutto al Sud, dove la carenza di investimenti porta a numeri disastrosi, in parte dovuti alla mancata bollettazione: in alcuni comuni della provincia di Siracusa, il 93% degli utenti non paga le bollette dell’acqua, il che genera forti debiti che devono essere ripianati con la fiscalità generale.
Quante sono, proporzionalmente, le utility italiane che non offrono un servizio idrico integrato?
Le utility che si occupano solo di energia e gas sono praticamente scomparse. La maggior parte ha integrato il servizio, almeno parte, con quello idrico.
Quali sono gli scenari futuri per il ruolo e il valore geopolitico dell’acqua?
E’ un tema particolarmente sentito e molto attuale. La questione cruciale è il riuso delle acque di depurazione in agricoltura, specialmente al centro-sud, dove la situazione idrica è critica. Acciona ha implementato tecnologie per il trattamento delle acque, ad esempio, in Sardegna, dove l’acqua trattata viene usata in agricoltura. Tuttavia, anche l’investimento in infrastrutture di distribuzione è indispensabile per sfruttare pienamente queste risorse.
E l’approvvigionamento primario?
Dobbiamo evitare grandi trasferimenti d’acqua tra regioni, che causano perdite e tensioni politiche. Dovremmo costruire invece impianti localizzati, come i dissalatori, che abbiamo usato con successo nelle isole minori. Se potessimo utilizzare energia rinnovabile locale per alimentare questi impianti, la produzione di acqua potabile da acqua di mare potrebbe diventare davvero sostenibile.
Quindi rinnovabili e tecnologia per desalinizzare sono ormai una soluzione vincente?
I desalinizzatori per funzionare hanno bisogno di essere alimentati da energia elettrica. Inizialmente si usavano motori diesel, ma oggi la maggior parte è alimentata da energia rinnovabile, grazie ad impianti fotovoltaici e accumulatori per garantire anche l’approvvigionamento notturno.