Rinnovabili

Non bonus rubinetti ma riforme strutturali, ecco cosa serve per l’acqua in Italia

acqua
Foto di Myriams-Fotos da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.t) – Non bonus rubinetti ma riforme strutturali. Ecco quello che serve veramente all’acqua nel nostro Paese. Non ha dubbi Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia), quando parla di un errore contenuto nella Manovra appena approvata.

“Nella legge di Bilancio è previsto un credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio dell’acqua potabile – spiega Colarullo – la misura non solo pare poco razionale, ma finisce anche per dare un segnale sbagliato”. Questo perché “la qualità dell’acqua del rubinetto in Italia è tra le migliori d’Europa, grazie a un lungo lavoro che parte con la captazione e prosegue con la potabilizzazione, il trasporto, la distribuzione, la fognatura e la depurazione, per restituirla all’ambiente pronta a rientrare in circolo”.

Leggi anche Cambiamento climatico: la scarsità d’acqua colpisce 3 miliardi di persone

Il settore idrico è “centrale per la ripartenza economica del Paese e necessita di una serie di importanti interventi che potrebbero essere realizzati anche grazie alle risorse del Recovery fund”. Da questo punto di vista “più che di interventi come quelli previsti nella legge di Bilancio, c’è bisogno di un grande lavoro sulla governance, con l’obiettivo di offrire un servizio omogeneo e standardizzato ai cittadini in tutto il territorio; cosa possibile soltanto con una gestione industriale, efficiente ed efficace”. 

Purtroppo – osserva il direttore generale di Utilitalia – “ci sono aree del Paese in forte ritardo soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali ‘in economia’”: che tradotto significa “livelli di servizi e di investimenti non adeguati”; e che creano “iniquità tra le diverse aree d’Italia. Se la media nazionale di investimenti si attesta intorno ai 40 euro pro-capite, il dato scende a 26 euro al Sud, e crolla a 5 euro nelle gestioni comunali”.

Secondo Colarullo, “nei territori in cui la riforma di 25 anni fa non è stata ancora portata a compimento, servono interventi che anche attraverso una cooperazione tra pubblico e privato consentano di superare le gestioni in economia, di rilanciare gli investimenti e di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale”.

Per fare tutto questo è necessario “un intervento dello Stato che garantisca la rapidità e l’efficacia del processo utilizzando, laddove necessario, i poteri sostitutivi già previsti dalla normativa. Serve una strategia a doppio binario che parta dall’individuazione degli interventi prioritari e conduca, attraverso un iniziale coordinamento statale, all’affidamento del servizio idrico integrato a norma di legge”. E’ per questo che – avverte Colarullo – “il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un’occasione unica per dare una spinta agli investimenti e superare i limiti decennali derivanti dall’immobilismo di alcune amministrazioni locali. Il Recovery fund è un treno che non possiamo permetterci di perdere”.

Exit mobile version