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La Norvegia deve fare dietrofront sulle miniere sottomarine

A gennaio, Oslo aveva dato formalmente il via libera al deep sea mining per recuperare rame, zinco, litio e scandio dai suoi fondali nell’Artico. Ma la valutazione d’impatto ambientale prodotta non è affatto sufficiente, accusa il WWF. Che cita in giudizio il governo

Miniere sottomarine: lo IUCN chiede una moratoria globale sul deep sea mining
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L’ok frettoloso alle miniere sottomarine è uno “scandalo gestionale senza precedenti”

Il governo di Oslo non ha condotto una valutazione d’impatto ambientale sufficiente prima di dare il via libera al deep sea mining. Lo sfruttamento dei minerali sui fondali marini avverrebbe in aree dell’Artico “vulnerabili e uniche” con conseguenze che la Norvegia – uno dei primi paesi al mondo a dare l’ok alle miniere sottomarine – non può prevedere. Per queste ragioni, il WWF ha deciso di portare il caso in tribunale.

“La decisione della Norvegia di procedere con l’apertura di vaste aree oceaniche all’estrazione mineraria distruttiva è uno scandalo gestionale senza precedenti. Non abbiamo mai visto prima un governo norvegese ignorare con tanta arroganza tutti i consigli scientifici e sfidare gli avvertimenti di una comunità unita di ricerca marina”, attacca Karoline Andaur del ramo norvegese del WWF.

Cosa cerca la Norvegia nelle sue miniere sottomarine?

Lo scorso 9 gennaio, il parlamento di Oslo aveva approvato a larga maggioranza il piano proposto dal governo per avviare lo sfruttamento delle miniere sottomarine. L’area dove sarà possibile cercare ed estrarre minerali preziosi – tra cui litio, rame, scandio – è vastissima: 280.000 km2, quasi quanto l’intera Italia. Le valutazioni del governo parlano di 21,7 milioni di tonnellate di rame potenzialmente recuperabili, cioè più della produzione mondiale di rame nel 2019. A cui si aggiungono 22,7 milioni di tonnellate di zinco sulla piattaforma continentale norvegese. Oltre a litio e scandio. I giacimenti sono collocati lungo la dorsale medio atlantica tra l’isola di Jan Mayen e l’arcipelago delle Svalbard nel Mare di Norvegia, fino a 700 km dalla costa.

“Un precedente pericoloso”

Secondo il WWF, la decisione di Oslo sulle miniere sottomarine non è legittima perché non rispetterebbe i requisiti richiesti da una norma sui minerali sottomarini. Rilievo, peraltro, sollevato anche dall’agenzia nazionale per l’ambiente a suo tempo.

“Crediamo che il governo stia violando la legge norvegese aprendosi a un’industria nuova e potenzialmente distruttiva senza valutarne adeguatamente le conseguenze. Si creerà un pericoloso precedente se permetteremo al governo di ignorare le proprie regole, ignorare tutti i consigli ambientali e gestire ciecamente le nostre risorse naturali comuni”, afferma il WWF. Un precedente che potrebbe valere non solo per le miniere sottomarine, ma per qualsiasi altra valutazione d’impatto in altri ambiti.

D’altro canto, rileva l’associazione ambientalista, sono moltissimi i paesi in tutto il mondo che si stanno muovendo per chiedere una moratoria globale sul deep sea mining, mentre l’autorità Onu preposta – l’International Seabed Authority – sta lavorando al 1° testo regolatorio in materia. La ricerca scientifica finora ha raccolto pochissimi dati sull’impatto che attività minerarie di questo genere potrebbero avere nelle profondità oceaniche.

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